Regia di Juan Diego Botto vedi scheda film
Tre storie che si intrecciano sotto il comune denominatore dell'imminenza di uno sfratto. Azucena (Cruz, qui anche in veste di produttrice del film) è disperata perché aspetta l'esecuzione dello sgombero dalla casa dove vive con la figlia e il compagno. Rafa (Tosar), l'avvocato dei poveri, vorrebbe aiutarla ma nelle ventiquattr'ore che ha a disposizione deve infilare troppe cose, la più urgente delle quali è quella di rintracciare una ragazza araba, anch'ella prossima allo sfratto, alla quale potrebbero portare via la figlioletta. E poi c'è un'anziana donna che si trova nell'imminenza di perdere la casa a causa dei fallimenti di suo figlio, che per la vergogna non le risponde più al telefono.
Alla sua prima regia, Juan Diego Botto si confronta con un tema difficile come quello degli sfratti che - ci informano le didascalie di coda - in Spagna raggiungono l'esorbitante cifra di cento al giorno. Lo stile - che enfatizza tanto l'ottusità della burocrazia e l'ingordigia del sistema bancario, quanto la potenza delle reti di solidarietà - si avvicina a quello del cinema civile di Ken Loach, ma lo annacqua con un'anima latina che concede troppo al sentimentalismo, aggiunge sottotrame poco funzionali (il rapporto tra Rafa e il suo figliastro) e non ha il coraggio della sola denuncia.
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