Regia di Juan Diego Botto vedi scheda film
Juan Diego Botto Rota, 47 anni, figlio degli attori Cristina Rota e Diego Botto, fuggi dall'Argentina insieme alla madre all'età di due anni. Il padre era stato rapito dalle forze militari argentine e sparì nel nulla una volta passato nelle stanze della tortura della famigerata ESMA. In Spagna, dove si rifugiò, Juan Diego iniziò prestissimo la carriera di attore e all'età di quindici anni il suo volto era conosciuto dai giovanissimi che lo riconoscevano nei panni del muto Felipe, l'aiutante di don Diego de la Vega in "Zorro", serie televisiva che andò in onda sulle reti nazionali nei primi anni '90. La sua carriera continuò circoscritta all'ambiente iberico, salvo alcune eccezioni, fin quando arrivó Suicide Squad - Missione suicida, nel 2021, a dargli una certa notorietà internazionale.
Nonostante la giovane età la sua è già una lunga carriera d'attore, tra cinema e teatro, nella quale non sono mancate esperienze di regia. Risale al 2022 l'esordio dietro la mdp con una madrina d'eccezione, l'attrice Penelope Cruz, allieva della scuola di recitazione della madre Cristina Rota. Cruz ha ricoperto il ruolo di produttrice e si è ritagliata una parte d'interprete all'interno del progetto in cui lo stesso Juan Diego interpreta il marito di Azucena a cui una scarmigliata Cruz presta le proprie sembianze. Azucena è una delle tante vittime degli sfratti che, al ritmo di 100 al giorno, si susseguono nelle città spagnole da dieci anni a questa parte. Le vite di Manuel e Azucena sono intrecciate a quelle di altri, loro malgrado coinvolti da una pratica che in Spagna ha assunto i contorni di una vera e propria piaga sociale. Una piaga dovuta alla crisi dei mutui subprime del 2008 e accentuata dalle successive e forzate ricapitalizzazioni degli istituti bancari che hanno ancor più affamato le banche salvate dallo stato e/o dagli azionisti.
"En los márgenes" il cui titolo originale è ben più evocativo del nostro, racconta le storie di Rafa, avvocato impegnato nella salvaguardia dei diritti civili, di Helena, sua moglie, impiegata dei servizi sociali e dell'anziana Teodora alla continua ricerca di un dialogo col figlio German reo di aver perso i soldi di famiglia in un investimento poco oculato. Insieme a loro seguiamo il giovane Raúl che, nell'arco di una giornata iniziata nel peggiore dei modi, apre per la prima volta gli occhi al mondo e al privato, approfondendo, finalmente, il rapporto con il patrigno. Sullo sfondo le sorti di una famiglia araba alle prese con la polizia che dà il là a quanto accade "tutto in un giorno".
Botto si inserisce nel filone del cinema di denuncia e offre allo spettatore una visione piuttosto chiara del clima persecutorio che finora ha coinvolto oltre 400.000 famiglie spagnole ree di non aver completato il pagamento del mutuo. Un clima reso peggiore dalla necessità delle banche di ritornare in possesso dei capitali nel breve periodo facendo pagare al privato cittadino gli errori commessi nelle proprie spregiudicate scelte di concessione del credito.
Il film di Botto è efficace nel riportare il clima di agitazione generato dagli sfratti. Riesce a descrivere l'atmosfera che si respira all'interno delle associazioni che nella capitale cercano di dare supporto economico e legale a chi è rimasto senza casa.
I distributori del film hanno azzardato un paragone con il cinema di Ken Loach; la verbosa sequenza dedicata all'assemblea riporta alla memoria le lunghe e appassionate opinioni intorno alla democrazia in "Terra e libertà". A mio avviso, però, le analogie si fermano qui perché "En los márgenes ricorre a strumenti extradiegetici come la musica che acuiscono un impianto drammatico già di per sé importante. Rispetto al maestro inglese, che lascia ai fatti il compito di mostrare la drammaticità del contesto in cui orbitano i protagonisti con le loro storie, Botto spinge su ulteriori tasti (tra cui la già citata colonna sonora) che influenzano il punto di vista dello spettatore. Mi riferisco a quegli accenti di ironia che scandiscono la giornata di Rafa e Raúl smorzando momentaneamente l'impianto tragico del testo ma che finiscono per alzare successivamente l'asticella del dolore. Il regista riesce comunque a mantenere l'equilibrio tra dramma ed ironia mostrando il lato tragicomico degli eventi nei quali il giovane Raúl viene risucchiato.
Penelope Cruz è particolarmente dimessa. Il corpo di Asuzena sprigiona l'ansia di chi non ha più armi per contrastare il destino. Non molto diverso è ciò che avviene a Rafa che pur si trova dall'altra parte della barricata. Luis Tosar che lo interpreta mette a nudo la disperazione di chi vede tutti i propri ideali soccombere a forze più potenti.
Botto però, cresciuto nella disperata necessità di ricordare un padre ventottenne, sconfitto da forze malvagie e incontrastabili non si abbandona al pessimismo. Tra i molti che hanno perso qualcuno esce illeso, se non proprio vittorioso: una bambina che riabbraccia la madre lavoratrice ed un giovane un po' più maturo.
Il regista pianta un seme di speranza affinché molti giovani come Raúl diano peso alla salvaguardia dei diritti civili di donne e uomini in condizioni di disagio. Lasciare da parte se stessi e darsi da fare per gli altri, secondo le proprie forze e possibilità, è l'unico concime per trasformare il seme in un albero vigoroso. E con questo importante messaggio il film ci lascia tornare nella sicurezza delle nostre case.
Cinema Teatro Santo Spirito.
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