Regia di Michal Blasko vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 79 - ORIZZONTI
Al Festival di Venezia 79, nella sezione competitiva Orizzonti, Victim del regista slovacco Michal Blasco ha saputo ritagliarsi un buon livello di attenzione, riscontrando diversi consensi in sala.
Una madre ukraina trafelata si precipita in pullman verso l’ospedale ove è ricoverato il figlio, a quanto pare picchiato a sangue, lasciato per strada ferito e svenuto.
Arriva dal paese natio e si sta dirigendo nella cittadina di confine della Repubblica Ceca, nella quale si è trasferita, dopo la separazione, insieme al figlio adolescente, atleta specializzato negli esercizi ai cerchi, alla ricerca di fortuna, aprendo con un’amica un negozio di parrucchiera.
Nell’incidente, poco dopo attribuito a un pestaggio, il figlio perde un rene e compromette per sempre il suo futuro di ginnasta. Le indagini vengono subito orientate nella ricerca di tre ragazzi di etnia rom che, dalle dichiarazioni rilasciate dal giovane appena ripresa conoscenza, sarebbero gli autori di un vero e proprio linciaggio senza spiegazioni.
I social si attivano per difendere madre e figlio immigrati contro quello che pare un esempio di intolleranza, e addirittura la polizia arresta un ragazzo abitante al piano superiore del palazzo in cui risiedono i due perseguitati.
E mentre la vicenda si prepara ad essere strumentalizzata per i soliti motivi politici, da un punto di vista decisamente più intimo lo spettro di una verità imbarazzante inizia a venire a galla tra madre e figlio, mettendo la madre in condizione di affrontare la vicenda in un modo decisamente a rischio di completa compromissione.
Si fa presto a provare indignazione riguardo alle conseguenze inaccettabili che descrivono un apparente atto di intolleranza violento quanto gratuito.
E non ci si mette molto di più, ahimè, ad essere tentati di strumentalizzare l’avvenimento per cercare consenso su fatti e comportamenti che suscitano comprensibile indignazione sulla massa.
Specie se, come nel caso di Victim, puntano a descrivere l’atto di cui è stato vittima il protagonista, come la conseguenza di un’azione punitiva che sa di vendetta contro un popolo, una specie, una categoria di persone.
Victim, il coinvolgente film del giovane regista slovacco Michal Blasko, riesce a raccontare l’enigmatica vicenda in un lungometraggio, riuscendo a provocare nel pubblico tutta una serie di interrogativi che lo aiutino a mettersi nei complessi e controversi panni della protagonista: una madre devastata dalla sofferenza, ma soprattutto piegata dalla consapevolezza che quanto accaduto contiene un retroscena ancora più imbarazzante, controverso e pregiudizievole.
Una situazione che pone la donna a un bivio: scegliere la strada corretta non è né semplice, né tantomeno intuitivo.
Blasko riesce a raccontare la sua storia sfruttando scenari emotivi che si aprono sulla descrizione di stati d’animo che non riescono a discernere più quale sia il modo più corretto, o in alternativa quello meno sbagliato, per affrontare una emergenza che ha già avuto conseguenze a livello affettivo, ma rischia di sfociare in prese di posizione decisamente troppo compromettenti.
Alla riuscita di un’opera che tiene saldamente il suo filo narrativo ancorato in territori improntati ad un realismo schietto e per nulla edulcorato da svenevoli sentimentalismi, contribuisce non poco l’ accorata ed epidermica prestazione dell’attrice protagonista: una Elizaveta Maximova che riesce a fondere in sé le peculiarità di una madre coraggio che non rinuncia a struggersi sino a contraddirsi, pur di tornare a far pace con la propria coscienza compromessa da falsi indizi e faziose strumentalizzazioni.
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