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Nuclear Now

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Nuclear Now

di Browning
8 stelle

Oliver Stone è probabilmente il più ideologico fra i grandi registi americani. Non può quindi non stupire questo illuminante documentario, teso a smontare le tante false affermazioni sui pericoli del nucleare (fra cui, per inciso, quelle fatte in passsato da lui stesso) e ad illustrare quello che, piaccia o no, sarà nei prossimi anni lo strumento principale per arginare l'inquinamento da idrocarburi.

Partendo dalle previsioni sull'aumento di necessità di energia elettrica nei prossimi 30 anni (fino a quattro volte quella prodotta attualmente) e sull'impossibilità di produrla solo mediante fonti rinnovabili, il film si concentra sulla necessità di superare le contrarietà ideologiche, spesso frutto di ignoranza e disinformazione, che finora ne hanno frenato la diffusione.

Ben costruita ed istruttiva la sezione storica, dalla scoperta delle radiazioni alla fine del XIX secolo, agli studi che nel XX secolo hanno messo a disposizione dell'umanità una fonte di energia illimitata, senza tacere l'orrore delle bombe di Hiroshima e Nagasaki e gli incidenti di Three Miles Island, Chernobyl e Fukushima. Mostrando peraltro come i danni prodotti da questi ultimi siano enormemente inferiori a quelli di altri tragici incidenti industriali (dallo stabilimento chimico di Bhopal al crollo della diga di Banqiao) ma siano stati utilizzati per campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, spesso finanziate dai produttori di petrolio e carbone, che hanno alimentato paure e diffuso informazioni fuorvianti.

Il film passa poi agli scenari futuri, ipotizzati da gran parte della comunità scientifica, in cui la potenza nucleare sarà l'unico strumento disponibile per salvare l'umanità dal cambiamento climatico, dall'inquinamento e dalla crisi energetica dei prossimi decenni. Si dimostra come il problema delle scorie non sia affatto tale, anche se molto spesso messo alla gogna mediatica. Si elencano i paesi, sempre più numerosi, che stanno ripensando le posizioni ideologiche del passato e stanno ripensando le precedenti decisioni affrettate di dismissione del nucleare. Si mostrano i cambiamenti in corso nell'opinione pubblica, specie europea, che sta sempre più allontanandosi dalle opinioni irrazionali del passato e dando sostegno crescente alle nuove politiche di produzione nucleare di energia. E si conclude con la speranza  che la separazione ideologica tra guerre nucleari ed uso civile del nucleare consenta l'approdo ad una gestione razionale della produzione energetica, che consenta all'umanità di guardare fiduciosa ad un futuro che non distrugga il benessere faticosamente costruito dalle generazioni passate.

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