Regia di Steve Buscemi vedi scheda film
Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Presentato fuori concorso, a chiusura della 19ma edizione delle Giornate degli Autori, "The listener" è uno dei pochi film ad aver trattato, seppur di striscio, il tema della pandemia che ha sconvolto mezzo mondo con le sue restrizioni individuali e lavorative. "The listener" ha rappresentato alla perfezione il cinema del lockdown sia per contenuti che per modalità produttive. Al Lido Steve Buscemi ha raccontato di aver letto tutto d'un fiato la sceneggiatura dello scrittore patavino Alessandro Camon e di averla amata alla follia per il carico di umanità contenuto nella storia di Beth, una giovane donna che lavora di notte rispondendo alle telefonate recapitate ad un servizio gratuito di ascolto. Il legame con il presente è rappresentato dai dialoghi che evocano frequentemente la difficoltà di rapportarsi ad una umanità trincerata dietro ad una mascherina chirurgica. Com'è stato chiaro durante la visione del film, e come ribadito dal regista stesso, "The Listener" non è un film sul Covid ma sulle inquietudini umane che l'isolamento imposto dalla contingenze, ha reso ancora più acute.
Come anticipato in precedenza "The Listener" è anche un esemplare di produzione cinematografica in era pandemica. La sceneggiatura è stata scritta (o quanto meno riadattata) in pandemia e la pre-produzione si è svolta in "smartworking" con l'incontro su Meet tra Buscemi e l'attrice Tessa Thompson, unico volto umano del progetto. A Buscemi sono bastati i biblici sei giorni per completare le riprese svolte nei ritagli di tempo della protagonista. In alcuni casi le telefonate venivano recitate dal vivo direttamente al telefono, in altri casi le parti di ciascun interlocutore venivano registrate separatamente. L'attrice e regista Rebecca Hall, che dà la voce all'ultima e straordinaria conversazione, è stata coinvolta nel progetto dalla stessa Thompson il cui cane è l'unico altro volto filmato.
"The Listener" è un film coinvolgente grazie alla macchina da presa che Il regista italoamericano manovra con circospezione addentrandosi nell'habitat di Beth, seguendola fin dal suo risveglio che avviene ad un'ora insolita della notte. Buscemi pedina Beth nell'avvolgente sequenza iniziale grazie alla quale, a poco a poco, viene svelato il motivo del risveglio. La ragazza lavora al telefono ed il suo compito è ascoltare chi sta dall'altra parte del filo, senza giudicare, dando un consiglio se richiesto, cercando di comprendere la fatica e lo smarrimento delle persone. Solo alla prima telefonata, con un ex galeotto che confessa di sentirsi in soggezione nell'indossare la mascherina al supermercato, perché crede che tutti vedano il ladro che era prima della pandemia quando le mascherine venivano usate per svuotare le casse e non per fare la spesa, capiamo cosa faccia Beth per guadagnarsi da vivere. Ma sarà solo all'ultima telefonata, quella emozionante e dispendiosa con la professoressa interpretata da Rebecca Hall, che scopriamo davvero chi si nasconde dietro la figura dell'ascoltatrice.
A mio avviso "The Listener" è uno spaccato efficace di una società individualista, in cui risulta difficile coltivare relazioni interpersonali che spesso, anzi, vengono viste come un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi sociali, la carriera in primis. Se le relazioni non sono sentite come una necessità, non stupisce, dunque, che gli americani abbiano bisogno di linee d'ascolto per affrontare serenamente i problemi di salute mentale.
I numeri amici erano presenti già prima della crisi sanitaria ma hanno assunto un'importanza cruciale durante la pandemia. Lo stesso Buscemi, ha ammesso di aver condiviso alcuni sogni personali, riguardanti il decesso della moglie, in una telefonata fatta per curiosità nel 2019. Le linee d'ascolto spesso sostituiscono la spalla mancante di un familiare o di un amico su cui piangere le proprie miserie. Spalle che vengono a mancare per l'abitudine di recidere il legame con i luoghi d'origine per lavorare in grandi e disumanizzanti metropoli.
"La solitudine è una fottuta sgualdrina" chiosa la professoressa prima che una salvifica e rigenerante passeggiata col cane aiuti Beth ad affrontare una nuova giornata in compagnia dei demoni interiori e delle cicatrici rievocati dall'ultima terapeutica ma dolorosa conversazione. Abbiamo tutti bisogno di compagnia, relazioni stabili, parole di conforto, sguardi d'intesa. Che provengano da un filo o da un viso seduto al nostro fianco, dal tenero musetto di un cane che vuole uscire di casa o da una persona incontrata per caso non ha alcuna importanza. Abbiamo bisogno di confrontarci e condividere le esperienze che ci appartengono. Qualche volta una cornetta od uno smartphone possono essere lo strumento degno di tale scopo.
Un appartamento, un'attrice in forma, un cane e pochi dollari: tanto è bastato a Steve Buscemi per confezione un cinema delle idee, molto indie e libero dalle costrizioni del mercato, toccante, a tratti divertente e genuinamente umano. Terapeutico come una telefonata.
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