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Pearl

Regia di Ti West vedi scheda film

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La recensione su Pearl

di YellowBastard
6 stelle

Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, prodotto da A24 e prequel di X: A Sexy Horror Story, Pearl è diretto ancora da Ti West e, questa volta, co-scritto insieme alla star del film, Mia Goth (anche produttrice esecutiva e, forse, co-regista) ma è uscito, in Italia, direttamente per il mercato dell’home video.

Prequel interamente dedicato alla dir poco problematica giovinezza della disturbata anziana assassina di X, interpretata sempre da Mia Goth, e ancora una volta ambientato nella stessa “casa nella prateria” che abbiamo vista per la prima volta proprio in X ma, questa volta, siamo nel lontano 1918 per raccontare la genesi di una novela Lizzy Borden.

 

Pearl, il film horror che ha terrorizzato Martin Scorsese | Wired Italia

 

Rispetto al precedente capitolo si cambia forma e linguaggio, cercando (trovando?) nuovi stimoli ma, soprattutto, una protagonista in stato di grazia.

E se X, uscito appena quattro mesi prima (le due pellicole sono state girate quasi in contemporanea), si presentava come un “divertito” omaggio agli horror anni 70 di Tobe Hooper (soprattutto), Wes Craven e John Carpenter, pescando a piene mani nell’immaginario del grindhouse dell’epoca mentre, al contempo, celebrava il cinema indipendente di serie B, stavolta il regista celebra, a modo suo, l’età d’oro di Hollywood riportando lo spettatore tra i colorati e spensierati lidi del cinema classico americano degli anni’30 e ’40.

 

In Pearl quindi i parametri estetici sono estremamente cambiati a partire da un incipit che, come in X, cita a gran voce Sentieri selvaggi solo che, questa volta, non si apre sullo scenario di un recente massacro ma, trattandosi del prequel, su un bucolico paesaggio quasi disneyano precedente alla tempesta che, da lì a poco, travolgerà tutto.

Così i colori saturi e sgranati del precedente capitolo lasciano il posto a una fotografia in Technicolor (di Elliot Rockett) mentre la colonna sonora, firmata da Tyler Bates e Timothy Williams, evoca i melodrammi delle pellicole di Douglas Sirk.

Questo rende la seconda pellicola della trilogia ideata da Ti West molto più classica, impostata secondo i carismi della storia di origine e, quindi, più rigido e convenzionale sia nella forma che nello sviluppo narrativo.

 

News | Trailer des Tages | Pearl

 

Pearl è un viaggio nelle illusioni (del cinema) e di quanto queste possano alimentare frustrazione e paranoie fino a declinare in vera e propria follia e se il citazionismo postmoderno di X indagava soprattutto le correlazioni tra orrore e pornografia, Pearl porta tale operazione metalinguistica su un piano maggiore, coinvolgendo l’intero panorama cinematografico come incubatrice di possibili (probabili?) ossessioni, angoscia e tormento. Una favola trasformata in un incubo.

 

la protagonista Pearl, specie di versione femminile e vintage del Joker di Joaquin Phoenix, ricorda molto (volutamente) la Judy Garland nei panni di Dorothy (evidentissimo il parallelismo quando si imbatte in uno spaventapasseri) e, come la trasognata protagonista del celeberrimo Mago di Oz, sogna (ambisce?) un futuro di gloria e lustrini lontano dalle miserie di una vita stagnante e solitaria.

Il tema, fondamentale, dell’isolamento è trattato nel film anche attraverso l’espediente narrativo dell’influenza spagnola, con anche evidenti rimandi al covid e alla recente pandemia, sottolineato dall’uso delle mascherine quando ci si reca in città.

L’epilogo, poi, riprende esplicitamente il "There's no place like home" de Il Mago di Oz.

 

Pearl (2022), la recensione dello slasher di Ti West con Mia Goth: tra Mago  di Oz

“Nessun posto è bello come casa!”

 

Pearl porta quindi avanti l'operazione metalinguistica e lo fa sia sul piano estetico ma anche, soprattutto, nella costruzione dell'antieroina protagonista. E della sua nemesi.

Pearl e Maxine, entrambe interpretate da Mia Goth, sono anime simili ma di epoche diverse: sono entrambe figlie del profondo sud, indossano le salopette (!) ma soprattutto inseguono sogni simili e ritengono di avere qualcosa che le rendono speciali, diverse dagli altri e, quindi, di meritare di più dalla vita. E sono disposte a tutto per ottenerlo.

Ma, più di ogni altar cosa, vogliono essere desiderate e amate.

Ti West sembra volerci avvertire che la strada che conduce alla mitica Città di Smeraldo non è lastricata soltanto di mattoni gialli e di “buoni sentimenti” quanto piuttosto di dolore, lacrime e tanto, tantissimo sangue (non necessariamente il nostro).

 

West si appoggia completamente sulla capacità interpretative di una Mia Goth al suo massimo grado e se X era più un lavoro di gruppo, Pearl è al contrario un “one woman show” e il resto del cast (Tandi Wright, David Corenswet, Emma Jenkins-Purro, Matthew Sunderland) sono solo di supporto all’unica e sola protagonista che, in un tesissimo monologo di quasi dieci minuti, svela ogni oscuro meandro della propria delirante personalità, appena prima che i titoli di coda si affaccino su un volto sferzato da un forzatissimo e inquietante sorriso.

 

Pearl | Film 2022 | Moviepilot

 

Ma in Pearl il regista risulta molto più autoreferenziale, prende in analisi la contemporaneità e le sue ossessioni per il successo riducendone però la riflessione al minimo indispensabile ma, soprattutto, accantona ciò che più aveva funzionato precedentemente (un metalinguaggio citazionista e revisionista sprezzante ma anche divertito e ironico) in favore della sua protagonista, della messa in scena e dello studio psicologico di come sogni e desideri possano facilmente tramutarsi in psicosi.

Più contenuto e controllato anche quando calca la mano sul melò, risulta comunque meno incisivo del precedente capitolo, di cui è però il contrappunto ideale, ma rimane un prodotto mirato e inequivocabilmente dalla forte personalità.

 

VOTO: 6,5

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