Regia di Walter Hill vedi scheda film
VENEZIA 79 - FUORI CONCORSO
A Venezia 79 è una grande soddisfazione poter ritrovare il grande regista ottantenne Walter Hill, del tutto a proprio agio nel ricreare un solido western con adeguati approfondimenti nella caratterizzazione dei personaggi.
Il premio veneziano Cartier Glory to the Filmaker ha consentito infatti a pubblico e accreditati di vedere in anteprima Dead for a dollar, l’ottimo western con cui l’ottantenne in gran forma Walter Hill si riaffaccia sul mercato cinematografico e di ogni altro tipo di fruizione.
Un bel western che racchiude facce da galera e altri brutti ceffi, una manciata di personaggi approfonditi a dovere e una bella storia di sfide, abilità e furbizia, fornendo un vitale colpo d’ala a un genere che, negli ultimi decenni, ha tentato di rinascere in diverse occasioni con fiammate anche di grande richiamo, ma di effimero effetto.
Il duro Max Borlund (Christoph Waltz) è un affidabile e professionale cacciatore di taglie che riesce a portare a termine il suo lavoro con risultati molto soddisfacenti.
Giunto in Messico per catturare Elijah, un soldato di colore disertore accusato di aver rapito la moglie bianca di un ricco uomo d’affari di Santa Fe, incrocia in galera una sua conoscenza di vecchia data: il “faccia da iena” Joe Cribbens (Willem Dafoe), abilissimo giocatore d’azzardo finito lì con l’accusa di essere un ladro di cavalli, e in procinto di essere rilasciato, dopo cinque anni di detenzione.
Dopo aver giurato di rivedersi per sfidarsi, i due si separano e Borlund procede nella sua missione, scortato da un abile pistolero di colore.
“Vedi queste cinque dita, Esteban? Aggiungici una pistola, ed ecco che diventa la mano del diavolo”
Sulla sua strada, oltre a catturare i due fuggitivi, l’uomo scoprirà che la dinamica dei fatti che gli sono stati raccontati è ben differente, e nel suo cammino dovrà misurarsi con il famigerato proprietario terriero messicano Tiberio Vargas (Benjamin Bratt), che lo scambia per un cercatore d’oro, e pretende da lui la metà di un bottino che in realtà non esiste.
Il ritorno “in sella” di un grande autore, sceneggiatore e regista di culto come Walter Hill, che si ripresenta con un nuovo western, genere a cui il cineasta ha dato tanto lungo la sua cinquantennale carriera, è una notizia che non può che rallegrare.
Il fatto che poi Dead fot a dollar si riveli un signor western, è una notizia che scalda il cuore e riempie di entusiasmo.
Hll si attornia di un cast con le giuste facce da carogna di Christoph Waltz e Willem Dafoe (strepitosi entrambi), e ci ricama sopra una storia di avidità, furbizia e squallore che matura man mano che il racconto si sviluppa, sviscerando poco per volta caratteri e approfondimenti psicologici molto interessanti.
“Vede signora, Elijah è un soldato ed ha disertato l’esercito, e per questo merita la galera. Lei invece ha abbandonato suo marito, e per questo il carcere non è previsto”
Primo fra tutti quello della moglie ufficialmente rapita dal disertore, che nasconde la figura tenace di una donna orgogliosa e non solo bellissima (la interpreta una fantastica Rachel Brosnahan dal volto di madreperla, vista di recente ne L’ombra delle spie, L’ultima tempesta, e Boston – Caccia all’uomo, e che ci auguriamo di poter rivedere presto in altri contesti ed altre produzioni), sfruttata da un marito avido e indegno che racchiude in ogni poro del proprio corpo un buon motivo per essere abbandonato.
Ma il film di Hill, forte già in partenza di un titolo eccezionale che sarebbe apprezzato dall’insuperato maestro e idolo Sergio Leone, è proprio un film girato bene, forte di sparatorie e scene d’azione assai ben giostrate, di sfondi aperti che traducono in immagini esaltate la vastità degli spazi vergini americani, e un paio di inquadrature cult.
In una di queste, nel finale del duello tra i due protagonisti, il personaggio di Christoph Waltz è ripreso dal basso verso l’alto attraverso le gambe divaricate di Willem Defoe nell’attimo precedente la sparatoria: un momento di cinema solenne che raggiunge vertici memorabili.
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