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Morto per un dollaro

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Morto per un dollaro

di mck
8 stelle

C'era una volta il western, e c'è ancora.

 

 

Walter Hill, classe 1942, e da vendere, gira nel 2022, sceneggiandolo partendo da un proprio soggetto condiviso con Matt Harris (“the Starling”), il suo primo spaghetti western (1897: New Mexico → Chihuahua), dedicandolo a Butt Boetticher (“Seminole”, “Decision at Sundown”, “Ride Lonesome”), e lo fa alla grande: dopo 50 minuti classicamente sottotono, mangiati da una volutamente folle fotografia seppiata (con un "abuso" di droni) del sodale Lloyd Ahern II (e al suo fianco l’altrettanto fedele montatore Phil Norden, che organizza molte dissolvenze a nero, mentre alle musiche dalla buona personalità c’è il semi-esordiente sulla lunga distanza Xander Rodzinski), metafora più che appropriata per rappresentare la traslazione dalle pagine scritte (Owen Wister, Clarence E. Mulford, A. B. Guthrie Jr., Robert E. Howard, Jack Schaefer, Louis L'Amour, Walter van Tilburg Clark, Oakley Hall, John Edward Williams, Elmore Leonard, Cormac McCarthy, Charles Portis, Larry McMurtry) ingiallite dal tempo e dal sole ed erose dalla sabbia e dalla polvere all’altro quando del post/neo-western, lo spettatore viene messo a conoscenza delle malvagie intenzioni che uno dei cattivi della storia (con quella faccia da Hamish Linklater, tant’è ch’è proprio Hamish Linklater, toh) vuole mettere in pratica nei confronti della meravigliosa signora Maisel -[e oltre a Rachel Brosnahan – 10 minuti prima immersa in una vasca da bagno, ora ritratta in un magnifico primo...

 

 

...piano in long-take e dopo 30 minuti consegnante le proprie ultime volontà testamentarie (che confluiranno in una cicatrice-trofeo) vergate a mano direttamente in quelle dell’eroe (in puro senso greco antico) della storia, che ad un certo punto le dice “Elijah ha lasciato l’esercito, il che fa di lui un disertore. Lei ha lasciato il suo matrimonio: nessuno va in galera per questo”, prima di continuare nel non lasciare dietro di sé alcuna famiglia o fortuna, ma solo un buon nome – e a Linklater lo stratosferico cast chiamato a raccolta comprende (per l’appunto) Christoph Watlz, la sua nemesi a guisa di spada di Damocle Willem Dafoe, il mafioso podestà di turno Benjamin Bratt, e poi Warren Burke, Brandon Scott, Luis Chávez, Fidel Gomez, Guy Burnet e Diane Villegas]-, e d’improvviso la voglia di sapere come andrà a finire prorompe: duelli e trielli in un mucchio selvaggio. (E un elogio per i vetri delle finestre sempre costantemente sporchi.)

 

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- Mi assicurerò che il tuo corpo venga inviato all’esercito. Ti daranno una sepoltura adeguata. Fanfara, bandiere… A un uomo può anche andare peggio di così…
- Dannazione! Mi hanno sparato, ma non sto morendo!
(E no, non siamo sul set di “Blazing Saddles”!)

 

* * * ½ (¾)

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