Regia di Jafar Panahi vedi scheda film
VENEZIA 79 – CONCORSO
“Qui non ci sono orsi. E’ la nostra paura che dà potere agli altri”.
Con Panahi e il suo stile di racconto indotto e forzato dalle circostanze di regime, il cinema si trasforma in verità e la verità in narrazione cinematografica.
Due storie d’amore parallele, anzi intrecciate tra loro, riescono in questo splendido No Bears, a spiegarci come tutto ciò può essere possibile.
Jafar Panahi si ritrova in uno stato di libertà vigilata, non gradito nella capitale Teheran, e per questo costretto a vivere in periferia, ospitato da una famiglia presso la quale ha affittato una umile stanza.
Da quel luogo, lottando contro i problemi di collegamento alla rete internet, si prodiga a mandare avanti tramite collegamento via pc, la direzione della sua ultima opera, che tratta delle vicissitudini di due innamorati intenti a cercare di lasciare il paese con documenti falsi.
Lungo il corso della vicenda, scopriremo che la storia è tutt’altro che romanzata.
Nel frattempo il regista, che di notte è costretto a recarsi in cima ad una montagna per avere il collegamento di rete necessario per dirigere il suo film, di giorno fotografa la realtà paesana che lo circonda, e per questo viene coinvolto in una faida familiare entro la quale una donna è contesa tra due pretendenti: uno ufficiale, col quale ha condiviso l’antico rituale della promessa di matrimonio già dalla tenera età per salvaguardare rapporti familiari tesi tra famiglie dello stesso quartiere, e l’altro che ne è innamorato e intende sposare la giovane pere amore.
Panahi è chiamato a testimoniare presentando una sua presunta foto che immortalerebbe gli sposi ufficiali mentre si richiamano al voto fatto.
Ma il regista non intende immischiarsi in storie che non lo riguardano, soprattutto se nate da accomodamenti che nulla hanno a che fare con sentimenti spontanei.
Costretto a giurare di non possedere la prova richiesta, tenterà di farlo attraverso il cinema, ma inutilmente. La conclusione sarà tragica e definitiva, così come non meno fortunata sarà la sorte dei protagonisti del suo film, che si rivelano più veri dei personaggi della storia che il regista sta vivendo nella sua realtà filmata.
Il cinema può confutare la realtà?
La narrazione cinematografica è in grado di rivelarsi più autentica della realtà che si sta vivendo.
Da esule e poi persona sottoposta ad arresto, Panahi da tempo gira in clandestinità.
La criticità delle condizioni in cui si ritrova a vivere il grandissimo regista gli consente, tuttavia, di arrivare all’illuminazione, con un cinema ad incastro che riflette più do ogni altro sulle dinamiche in cui la brutale realtà dei fatti supera la fantasia della narrazione.
No bears è un film stupendo, toccante, da brividi, e Panahi raggiunge in questo film il suo più puro stato di lucidità ed ispirazione, certo pagato a carissimo prezzo.
Il Leone d’oro di Venezia 79, qualsiasi sarà il verdetto effettivo della Giuria, non dovrebbe a questo punto più lasciare nel dubbio alcun giurato dotato di buon senso e competenza di giudizio.
Anche a prescindere dalla drammaticità della situazione in cui versa attualmente il grande cineasta.
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