Regia di Roschdy Zem vedi scheda film
Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
L'alcool può giocare brutti scherzi se, per colpa di inebrianti effluvi, la testa gira fino a trascinare al suolo tutto il resto. È quanto accade al povero Moussa che, desolato per il divorzio chiesto dalla seconda moglie, finisce ad una festa insieme ad una collega, alza il gomito e si sveglia all'ospedale con un grosso bernoccolo. La commozione cerebrale provoca danni piuttosto seri di cui Moussa non è del tutto conscio. La memoria scricchiola ma, quel che è peggio, l'atteggiamento gentile che lo distingueva è svanito come una bolla di sapone. Premuroso, sensibile ed insicuro il pover uomo diventa scostante e aggressivo. I fratelli, i cognati ed i figli, nati dal primo matrimonio, rimangono allibiti da tale metamorfosi al punto da non riconoscere il loro caro. Nel silenzio della moglie e nell'immaturo menefreghismo dei figli sono il fratello Ryad e la sorella Samia gli unici su cui fare affidamento. Non che interessi qualcosa a Moussa del lavoro, dei figli e dei noiosi parenti che gli invadono la casa. Moussa passa la giornata a dormire e a redarguire i figli con un linguaggio fiorito e inappropriato. Ciò gli basta. La brutale franchezza dell'uomo mette in crisi l'intera famiglia che si scopre a fare i conti con mille incomprensioni e questioni irrisolte.
L'attore Roschdy Zem che, recentemente, abbiamo visto nel film di Rebecca Zlotowski "I figli degli altri" e, ad inizio gennaio, ammirato nel divertente "L'innocente" di Louis Garrel, ha, come il collega, il vizio della regia. Con "Les miens" si cimenta per la sesta volta dietro la macchina da presa. Il risultato è un dramedy in cui lo spazio è occupato dai complessi rapporti di una famiglia alto borghese... araba. La peculiarità del film, e dello script composto a quattro mani dal regista stesso e da Maïwenn (anche interprete dalla fidanzata di Ryad), è la presenza di un cast di attori francesi di origine maghrebina i cui personaggi sono immigrati di seconda o terza generazione. Essi occupano una posizione più o meno salda all'interno della società francese e di essa si sentono parte. Non a caso Moussa, prima dell'incidente, ha una buona posizione lavorativa, Ryad è presentatore di una popolare trasmissione sportiva mentre la fidanzata Emma lavora nello showbiz. Di conseguenza i temi tipici del cinema dell'immigrazione nord africana, di registi quali Abdellatif Kechiche, non sono minimamente affrontati. Le riunioni di famiglia al fianco dell'uomo malato e la tavola finale in cui, finalmente, si ricompone l'idillio familiare rimandano ai profumati sentori di "Cous Cous" del maestro franco tunisino ma nel film di Kechiche la partecipazione dei commensali ad un pranzo affollato ha lo scopo di assaporare tradizioni culturali e linguistiche che rischiano di scomparire per effetto dell'integrazione degli stranieri nel tessuto sociale del paese che li ospita, mentre i temi caldi dell'occupazione, dell'accettazione degli stranieri e della loro solitudine sono argomenti marginali in "Les miens" ma molto più centrali in "Cous Cous".
Nel film di Zam il passaggio da un contesto migratorio ad un contesto di integrazione è già avvenuto ed il finale lieve ed aperto a nuovi e più distesi rapporti familiari ne è la sintesi perfetta.
Come conseguenza dell'approccio di Zam e Maïwenn alla materia narrativa i protagonisti di "Les miens" non avvertono la necessità di comunicare in arabo tanto meno di stendere un tappetino di preghiera durante la notte o mostrare altri simboli di provenienza sahariana. L'atavico atteggiamento verso la famiglia, tipico della cultura araba, è forse l'unico elemento comune tra "Les miens" ed il già citato "Cous Cous . Zem focalizza l'attenzione sui patemi borghesi dei suoi personaggi quando dalle immagini di Kechiché traspaiono, piuttosto, le difficoltà del vivere quotidiano con tutte le problematiche razziali, economiche e religiose del caso.
Detto questo il film percorre la strada della riscoperta degli affetti familiari dando l'occasione all'egoista Ryad di rispecchiare la propria immagine di successo nel volto del fratello bisognoso. Ryad vede in Moussa le proprie debolezze e ciò lo tiene, inizialmente, a debita distanza, salvo maturare, pian piano la decisione di "guarire" insieme all'amato fratello. "Les miens" è il tardo "coming of age" di chi non è mai cresciuto postponendo le necessità di fidanzata, fratelli e sorelle alle logiche dell'auto celebrazione. "Les miens" è un buon film ed ha nel soggetto il punto di forza. La scrittura, a contrario rivela alcune incertezze specie nella frettolosa redenzione finale. Nonostante un buon approfondimento psicologico e la scorrevolezza iniziale il film sembra mancare di fluidità al momento di tirare le somme verso la presa di coscienza di Ryad nei confronti delle proprie priorità. Ciò che, invece, rimane indelebile è il divorzio di Moussa che viene finalizzato con una firma digitale, un paio di avvocati, una videocamera. Simbolo di una società sempre più digitale in cui il dialogo ed i contatti sociali vengono sentiti come un freno alla propria autodeterminazione. Un'idea fortunatamente ricacciata indietro da una cena in famiglia e dal ritmo scatenato di musica e danze che accompagna una bella rimpatriata in famiglia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta