Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
La "balena" Fraser è l'indimenticabile protagonista di un film di per sè non eccelso ma in grado di smuovere anche il più freddo degli spettatori davanti alla fine di un uomo che cerca disperatamente di aggrapparsi al domani per cancellare le brutture del passato
E' una grande prova (giustamente premiata con l'Oscar) quella di Brendon Fraser in "The Whale", dove un professore di corsi online vive recluso in casa come una balena spiaggiata, incapace non solo di fronteggiare la sua obesità strabordante ma anche di ricucire quei pochi rapporti umani che si sono via via affievoliti nel tempo. Sarà una figlia ritrovata, con tutto l'odio addosso per essere stata abbandonata all'età di otto anni, a dargli una scossa e, forse, concedergli quella pace di un'anima in pena che lo aveva portato a deragliare in una vita piena di binari sbagliati affrontati in piena corsa. Forse fin troppo melodrammatico, il film rivealazione del 2022 è comunque un buon adattamento di un dramma teatrale che non paga più di tanto la claustrofobica chiusura in un unico ambiente sempre in penombra, dando anzi spazio al cast di esprimere al meglio le proprie capacità. Il risultato è un coacervo di sensazioni ed emozioni nel vedere una vita spegnersi, nel raccontare il declino di un uomo che, pur nell'ineluttabilità della fine, cerca un disperato appiglio agli ultimi affetti rimasti come a voler recuperare in extremis il tempo perduto, avendo egli per tanto, troppo tempo anestetizzato passioni ed affetti in un tentativo del tutto vacuo di esorcizzare il dolore.
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