Regia di Woody Allen vedi scheda film
Nel terzo film di Woody Allen inizia a prendere forma quello che poi sarà il suo modo di fare cinema. Se i precedenti due film (Che fai, rubi? e Prendi i soldi e scappa) sembravano essere un rodaggio, pur considerando che già il secondo mi aveva conquistato per il sarcasmo dal retrogusto drammatico che è poi la caratteristica primaria di tutte le sue pellicole.
Qui dove la demenzialità, altro elemento caratterizzante ma non sempre così presente, pur essendo la peculiarità di quasi tutti i dialoghi che lo caratterizzano e nonostante si ha l’impressione che le situazioni già continuino a ripetersi all’infinito: un giovane non bello che cerca di conquistare una donna definita e caratterialmente avanzata, e poi finisce per mettersi sempre nei guai.
Tutto questo crea sempre, e possiamo ammetterlo anche a distanza di anni, quell’empatia necessaria affinché ogni suo personaggio finisca per essere simpatico e piuttosto amichevole, perché tutto sommato ognuno di noi, in un modo o nell’altro, ci si riconosce.
Con un montaggio serrato e l’utilizzo di una colonna sonora che spesso si prolunga più del dovuto finendo addirittura per sostituire i dialoghi. Utilizzando la parodia dei leader politici di ogni tempo, passa dalla dittatura effettiva (prendendo come esempio un generale molto somigliante ad Hitler) alla dittatura di concetto (il leader che sostituisce il generale somiglia invece al caro vecchio Che Guevara) facendoci intendere che cambia ben poco, almeno in fase di pensiero.
Politica, malasanità (il medico che lascia operare il figlio pur di convincerlo a studiare medicina), sicurezza e altri svariati argomenti si intersecano in una trama che finisce per avere un senso compiuto; quando poi si omaggia La corazzata Potëmkin con un’inquadratura su una carrozzina che rotola per le scale, in un contesto non forzato e che lascia spazio ad un sorriso di assenso, allora raggiungiamo l’apice della soddisfazione cinefila e iniziamo ad intuire che colui che sta’ dietro e davanti alla macchina da presa, sarà in grado di fare grandi cose.
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