Regia di Woody Allen vedi scheda film
Fielding Mellish, giovane collaudatore industriale, lascia New York per raggiungere lo Stato di Bananas, una repubblichetta sudamericana afflitta da ricorrenti dittature e frequenti rivoluzioni. Il dittatore di turno, Vargas, tenta di approfittare della presenza dell'americano per ucciderlo e far ricadere la colpa sui ribelli, in modo da ottenere l'aiuto degli Stati Uniti nella sua repressione. Il piano di Vargas va a monte e i capi rivoluzionari nominano presidente Mellish.
"Ero un bambino nervoso, bagnavo sempre il letto. Da ragazzo io dormivo con le termocoperte, e continuamente mi bagnavo…e prendevo la scossa."
Dopo il buon successo di "Prendi i Soldi e Scappa" (per quanto sia stato basso il budget), Allen gira una delle sue pellicole più socio politiche: "il Dittatore dello Stato Libero di Bananas" (o molto semplicemente, "Bananas"). Qui il regista è veramente scatenato, il suo unico obbiettivo (oltre che, chiaramente, far ridere) è criticare praticamente ogni forma di politica e in primis, il consumismo americano, (non) mettendo da parte, per una volta, il sesso. Inoltre, tramite il suo personaggio, Allen critica la rivoluzione e tutti coloro che la vorrebbero, non a caso i protagonisti Alleniani sono sempre stati vigliacchi e codardi.
Non mancano poi le geniali e spassosissime gag, per fare qualche esempio, la sequenza iniziale in cui il giornalista, con un comportamento molto tranquillo e assolutamente non consono alla situazione, intervista il presidente a cui hanno da poco sparato, oppure, la sequenza nella metropolitana, in cui Allen cerca disperatamente di non farsi "notare" da due teppisti. Da segnalare un cameo di Sylvester Stallone, che interpreta proprio uno dei due teppisti.
Una serie di gag folli che culminano con la scena finale, in cui il giornalista documenta in diretta l'atto sessuale del presidente, come se Allen ci dicesse: "Bene, vi ho raccontato una storia politica, ora però ritorno ad essere il "birbante" di prima".
Si può inoltre notare, dalla fotografia e dai movimenti di macchina, un leggero passo avanti da parte dell'Allen tecnico.
"Bananas" rimane un piccolo grande film, che rappresenta appieno il primo stato di "evoluzione" del regista, quello in cui la comicità si fonde alla politica.
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