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Astolfo

Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film

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La recensione su Astolfo

di Gangs 87
6 stelle

Quando la proprietaria di casa sfratta il sessantenne Astolfo, perché l’appartamento le serve per la figlia che si sposa, ormai incapace di sostenere gli esosi affitti della capitale, decide di tornare nel suo paese natale dove possiede un appartamento in disuso. Ma “tornare a casa” si rivelerà più complicato del previsto.

 

Gianni Di Gregorio è uno di quei registi confortevoli, quelli con alcuni elementi distintivi di un certo cinema che permettono allo spettatore di cullarsi in certezze rasserenanti, che poi sono i motivi che molte volte portano a tornare in sala per ogni film del regista.

 

La storia d’amore in tarda età effettivamente mancava nel cinema di Di Gregorio che invece speso ha trattato il rapporto con il femminile; anche se qui dovrebbe essere centrale finisce in qualche modo ai margini in quella che risulta essere una trama troppo fitta per una durata poco lunga che, pensandoci a posteriori, è forse il peggior difetto della pellicola: colmare la narrazione di personaggi che compaiono e scompaiono senza un vero svolgimento, vedi il sindaco fuorilegge e il prete corrotto così come gli amici nullafacenti, sono tutti personaggi solo accennati che lasciano in sospeso troppe situazioni.

 

Molto piacevole la scelta di Stefani Sandrelli nelle vesti e nella delicatezza della donna di cui Astolfo si innamora come un quindicenne, ricambiato con riserva solo dopo non poche titubanze familiari. Il connubio tra la Sandrelli e Di Gregorio, sullo sfondo di panorami al tramonto esaltati dalla bella fotografia di Maurizio Calvesi, fa bene al cuore.

 

A guardarlo bene però questo Astolfo sembra che l’intenzione sia diversa dalla realizzazione, come se la sceneggiatura avesse subito qualche spuntatina qui e là; le diverse cose lasciate in sospeso lo lasciano pensare, non vorrei che il rientrare in una certa durata avesse penalizzato una trama più ampia. Inoltre quella sensazione di entrare in mezzo ad una storia già iniziata da un pezzo, così all’improvviso, e lasciarla poi allo stesso modo improvvisamente, che in altre pellicole di Di Gregorio funzionava piuttosto bene, qui finisce per sembrare l’elemento di disturbo, lasciando lo spettatore con ancora troppe domande a cui non riuscirà mai a dare una risposta.

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