Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Un ex camorrista si è rifatto una vita a Milano, dove vive con moglie e figlioletto un'esistenza onesta e apparentemente normale. Quando viene contattato da un boss per svolgere un lavoretto in terra lombarda, l'uomo si oppone. Almeno finchè il boss gli fa rapire il bambino per ritorsione.
Melodrammone in salsa partenopea, ma ambientato a Milano: questa è l'unica vera novità - per quanto poco entusiasmante essa possa essere - di La tua vita per mio figlio, nono film da protagonista in neppure tre anni (!) per Mario Merola. In realtà si tratta del secondo film della 'svolta', dopo Zappatore; svolta consistita nell'abbandonare lo sceneggiatore e produttore Ciro Ippolito, con quanto ne consegue in termini di folklore esasperato e autoironia, per andare a rimestare con decisione nel calderone della sceneggiata napoletana, ottenendo pellicole forse più 'classiche', ma anche meno originali. Al fianco del protagonista - attore sempre abbastanza limitato, qui chiamato anche a esibire la sua educatissima e struggente ugola, nel segno del musicarello che fondamentalmente lo vide nascere dal punto di vista cinematografico - al fianco del protagonista, si diceva, c'è anche qui il regista Alfonso Brescia, che lo dirige per la settima volta sui nove titoli di cui sopra e che scrive il copione a quattro mani con l'usuale collaboratore Piero Regnoli. Nel cast compaiono inoltre Antonio Sabato, Rik Battaglia, Maria Fiore, Ugo Bologna e Aldo Canti; per la prima volta non c'è il comico Lucio Montanaro e infatti in questa pellicola sono del tutto assenti i momenti leggeri, tesi a sdrammatizzare le vicende di fondo della trama, finora immancabili nei film con Merola: altro elemento che suggerisce la tesi di partenza (un lavoro più classico, più standard, più prevedibile). Fra i limiti dell'operazione non si ravvisa il ritmo, a tutti gli effetti discreto. L'anno seguente la ditta Brescia/Merola licenzierà altre tre pellicole. 2,5/10.
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