Regia di Anna Eriksson vedi scheda film
Dopo M, W. Ma niente è capovolto, nell’immaginario horror chirurgico di Anna Eriksson, solo qualche inquadratura su delle pozzanghere. Il resto invece è drittissimo e simmetrico. In un ospedale piramidale gestito da delle infermiere diaboliche e robotiche, una famiglia piuttosto malsana è ricoverata e vive in perenne delirio: Madame Europa (la regista) ha una relazione sadomaso con il compagno cinese, vestito da conte Dracula; un anziano, probabilmente suo padre, produce latte dai seni; il figlioletto pallido proclama in grandi toni di essere un fantasma. Il gruppo di infermiere, emissario del male e impegnate nell’elaborare torture varie ai loro pazienti e anche a loro stesse, si nutre parassitariamente della follia della famiglia, ma è una soddisfazione fine a se stessa. Rispetto all’incubo sessuofobo di M, Anna Eriksson alza le ambizioni e tenta di parlare anche di Storia, sibilando riferimenti alla Rivoluzione Francese e al masochismo di matrice sadiana, curando con attenzione certosina il sound design delle voci degli attori. E anche il lavoro sulla scenografia rispetto all’esordio è più articolato, e può dare qualche soddisfazione. Peccato che la scrittura sia un minestrone indigeribile di declami, frasi a effetto e deliri gratuiti, che desensibilizzano lo spettatore abituandolo dopo 10 minuti all’idea che, più che fare un’esperienza di visione estrema, si dovrà sorbire più di un’ora di fuffa intellettualoide, condita da provocazioni che non spaventano più nessuno (fluidi organici, un po’ di sangue finto, una pudicissima scena di sesso) e musiche ronzanti che sembrano messe lì per compensare l’assoluta assenza di timbro. Una sciocchezza che mostra un talento tecnico potenziale, ma che è essenzialmente un riciclo, fra New French Extremity e David Lynch.
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