Regia di Sylvie Verheyde vedi scheda film
Un anno della vita di Stella: la maturità, la passione per la discoteca, i ragazzi (uno in particolare, che balla bene), i genitori separati e sbandati. Un film per ragazzi abbastanza insopportabile, tentativo in fondo già rassegnato di replicare Il tempo delle mele in una chiave più moderna, con annessi e connessi di un’emancipazione sessuale rivendicata dalla giovane protagonista. Fois e Biolay, nella parte dei genitori, sono visibilmente imbarazzati; la regia di Verheyde (già autrice di Stella, nel 2008) non esiste. Come non esiste una vera posizione rispetto al film: la voce fuoricampo decide di dire alcune cose che passano dalla mente di Stella e di non dirne altre, dacché la protagonista cambia comportamenti e umori senza ragione alcuna. Facciamo che sia così perché è un’adolescente instabile e profondamente apatica, di cui dobbiamo vivere le incoerenze umorali: rimane allora ridondante il resto delle battute della voce fuoricampo, talvolta esplicativa talvolta palesemente messa per il bene del ritmo e dell’ironia (fallimentare comunque, e poco fantasiosa). Comunque non si fraintenda: ogni cosa è di fatto ultraspiegata, anche socialmente e antropologicamente, come se Stella fosse più una tesi da argomentare che non un personaggio da raccontare. Ma è proprio il timbro della scrittura ad essere involontariamente povero e lacunoso, in buona compagnia di un montaggio al di sotto dei livelli di guardia della decenza. Intollerabile e infinito.
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