Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
"E 'un evento comune che mostra uomini grandiosi guidati dalla vanità finire nella pattumiera della storia" parola di Sokurov
Due anni di lavoro per realizzare un film che parla di Storia come fosse una fiaba per "accedere all'anima di chi manda a morte le persone", creando un mosaico di tutti gli istanti rivelatori dietro le maschere.
Sokurov torna alla grande Storia perché sa che l’impegno dell’Arte è soprattutto impegno civile.
Non giudica mai, mette in scena e tanto basta. L’artista crea, non racconta, e nulla può eguagliare la potenza del suo messaggio.
"Io non accuso e non difendo" – così parlava Sokurov a Roma dove ha presentato il film - "Ho la responsabilità di ciò che accade intorno a me. Sono uno di quelli nel mare umano [una delle sequenze del film, ndr]. Dipendo da queste persone e sono corresponsabile. Chi fa le guerre è legittimato dai corresponsabili che l'hanno portato lassù."
Bypassando i film, chiamiamoli così, monografici, Arca russa, Alexandra ecc., a partire da quel trittico su Hitler (Moloch), Lenin (Il toro) e Hirohito (Il sole), che ha la potenza comunicativa di quelle pale d’altare che fulminano dall’alto i fedeli adoranti, questo ritorno ai grandi nomi del ‘900 ci trova impreparati, la fiaba è un registro inatteso, ma poi, ci diciamo, come rappresentare diversamente l’incarnazione del male? Come non prendere le mosse da Dante e percorrere i gironi di un Inferno irrappresentabile se non con la fiaba? Allegoria forse è il termine giusto, o anche delirio onirico.
Coerente con quanto affermava a Berlino quando presentò Il Sole:"Io non sono interessato alla storia o alla politica, io non sono veramente interessato a vicende storiche o al periodo, sono molto più interessato all'essere umano ... come si cambia quando si acquista questa terribile arma politica. Come chi acquista questa arma può diventare disumano" Sokurov mette in scena l’essere umano quando acquista le sembianze dell’uomo di potere, non importa che si chiami Hitler o Messina Denaro, è arbitro di vita o di morte e intorno ha un mare indistinto di teste che acclamano o maledicono, comunque sembrano melma in disfacimento, sono la negazione di quello che si ama definire consorzio umano.
Fairytale contiene la summa del lungo lavoro svolto finora da Sokurov, ne raccoglie i codici e li rinnova, le anamorfosi, le raffinatissime tecniche di lavorazione sono al servizio di stilemi inconfondibili, i significati profondi sono fatti emergere con l’icastica forza della terzina dantesca, dove il sublime e il turpe convivono e l’uomo di potere balza in evidenza in tutta la sua inesorabile mediocrità
A Cannes, presentando Hitler di Moloch, il regista diceva:
“Queste persone, il popolo del potere, trasformano la loro vita in teatro. Guidati da un mito, hanno concepito e modificato la loro vita, in scena, vera e propria messa in scena e subordinato il loro comportamento a riti e cerimonie. Questo modello non è affatto unico, e Hitler non era eccezionale. E 'un evento comune che mostra uomini grandiosi guidati dalla vanità finire nella pattumiera della storia”.
E una pattumiera è la Caina che li attende, pattumiera viscida e urlante, di colore del granito e del silicio, dove lampi di fuoco illuminano a tratti lo scenario apocalittico.
Una discesa all’Inferno in grande stile quella dei tre, Hitler, Stalin e Mussolini, che sembrano tirati giù a forza dai milioni delle loro vittime. Su tutti svolazza Churchill, col suo bel faccione in cui l’humor inglese sembra stampato a vita; in disparte c’è un Cristo sofferente che, sceso dalla croce, sembra non farcela più a replicare da duemila anni il suo sacrificio per un’umanità indegna.
Dei quattro in attesa della destinazione eterna, Churchill sarà l’unico a varcare il grosso portone che introduce, se non direttamente in Paradiso, almeno in Purgatorio.
L’autore non ha usato mezzi digitali né attori, il lavoro di assemblaggio di reperti foto-cinematografici è impressionante, quei quattro sono proprio loro, ripresi vivi e parlanti la loro lingua, una babele di frasi tronche, parole al vento che però riescono, nell’insieme, a dare il carattere autentico e la sostanza più vera di quello che furono, marionette della Storia.
Si muovono dentro uno scenario che sta fra i ruderi di Piranesi e le ricostruzioni immaginifiche dell’aldilà di Dorè, e non mancano neppure suggestioni alla Bosch.
“Chi fa le guerre è legittimato dai corresponsabili che l'hanno portato lassù”
Sokurov ribadisce quello che ha sempre sottolineato, le piazze osannanti non sono state inventate, ci sono state e poi si sono rivoltate contro, è la triste girandola dell’uomo, e l’ingresso sulla scena del popolo dei morti ha la consistenza della colata lavica. Un’unica voce, il sonoro tocca l’apice dei decibel, mentre i quattro guardano dall’alto il popolo adorante e poi maledicente.
Mentre Churchill è sempre defilato e sornione, gli altri tre si prendono molto sul serio e c’è posto anche per battutacce e motti di spirito mentre guardano compiaciuti il loro popolo che li ama.
Tra poco saranno fra loro in un abbraccio eterno.
www.paoladigiuseppe.it
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