Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Una visionaria riflessione sulla banalità del potere.
In un limbo imprecisato e senza tempo, Churchill, Stalin, Hitler e Mussolini vagano senza meta, passano il tempo discorrendo senza costrutto tra di loro, cercano di sbirciare attraverso le porte del Paradiso e attendono, sempre più disillusi, che Dio o chi per lui si decida a giudicarli. Ognuno di loro è frammentato in varie immagini di sè stesso, ciascuna rappresentante una fase del loro percorso politico e della propria vita, parti diverse della loro personalità e del proprio passato che interagiscono come fossero persone separate. A tenergli compagnia, oltre al suono delle proprie voci, ci sono le eteree apparizioni delle masse che li seguirono in vita, un Gesù Cristo sofferente e ancora costretto ad espiare i peccati dell'umanità in attesa del giorno del giudizio e lo spettro fugace di Napoleone Bonaparte, il precursore di tutti gli autocrati, statisti e dittatori del '900.
Quello che emerge dai paradossali e infruttuosi dialoghi tra i protagonisti è la banalità di questi uomini di stato, leader di partito, statisti che hanno mandato a morte e contribuito a far morire milioni di persone, che hanno modellato il volto del secolo breve come fosse di creta, la cui unica aspirazione nonchè movente di ogni signola azione in tutta la loro parabola esistenziale è sempre stata la ricerca del potere assoluto. Bloccati in un eterno presente in cui rieccheggiano gli orrori totalitari del XX secolo, la stupidità e la vanagloria delle loro ossessioni diventa lampante, perfino patetica, quasi da compatire. Quasi. Ciò che viene ricostruito sono i caratteri e le idiosincrasie di tali figure, spogliate da qualsiasi gravità drammatica ma ripiene ancora della responsabilità storica dei propri misfatti. Tra scenografie espressioniste e visionarie che alternano austere catacombe a foreste pietrificate, deserti nella nebbia a cattedrali nella roccia e una caverna con imponenti cancelli dai quali filtrano spiragli di luce angelica che non indugiano mai troppo sulla mestizia del luogo, si dipana un surreale sogno in cui vengono messe a nudo le aspirazioni puerili ma mortali dei potenti, salutati da un mare di anime che nella sofferenza ancora li acclama e ognora s'ingrossa, come se il tempo non fosse mai passato e la Storia non faccia altro che ripetersi.
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