Regia di Valentin Merz vedi scheda film
Valentin Merz, al secondo lungometraggio (ma il primo, A Vulgar Adventure, è ancora mai visto), decide di fare una sorta di commedia d’avanguardia semi-improvvisata, in cui un regista (lui stesso) scompare dal set del film libertino-sadiano che sta realizzando. Tutti gli attori, sessualmente promiscui e privi di freni inibitori, partecipano più o meno attivamente alle indagini della polizia, mentre il fidanzato del regista inizia uno strano viaggio spirituale in Messico. Difficile venire a capo dell’ironia dietro questo film, fatta tutta di momenti morti, freddure e battutine scontate; ancora più difficile risalire all’entità delle ambizioni di Merz, che sembra tentato dall’affresco generazionale ma sembra avere paura che qualcuno lo accusi di prendersi troppo sul serio, e quindi disperde il ritmo del suo film in sequenze musicali poco fantasiose (usare Supernature così dopo Climax di Noé fa parecchio ridere) e altri intermezzi più o meno grotteschi, fra orge nel bosco e petting estremo (solo una volta si va al dunque, forse). Affettato e privo di un’idea di insieme, è un piccolo pasticcio informe che di queer ha soltanto il tema, ma sembra farne un’etichetta ancora prima che un motivo d’essere.
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