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Winchester '73

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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La recensione su Winchester '73

di vermeverde
8 stelle

Anthony Mann è stato un regista del quale non sempre è stato riconosciuto l’effettivo valore e la cui attività ha toccato ecletticamente molti generi: dal noir, in cui ha ottenuto ottimi risultati, alla commedia musicale, dal biografico ai film bellici e al colossal, ma senza dubbio l’eccellenza l’ha raggiunta nel western, del quale è considerato uno dei grandi maestri.

La caratteristica saliente di Mann è di aver superato gli schematismi del genere: già ne “Il passo del diavolo” aveva presentato i pellerossa sotto una luce diversa, poi, con i western maturi, emerge un’ambivalenza, cioè i personaggi positivi (anche femminili) non lo sono del tutto, avendo spesso un passato oscuro ed essendo mossi, non da ideali ma da interessi materiali o spinti dal desiderio di vendetta e quelli negativi sono ben caratterizzati e sagaci, con le loro, anche se disoneste, ragioni apparendo quasi come alter ego del protagonista. I personaggi, poi, sono generalmente inseriti in una natura selvaggia ed impervia che rispecchia e simboleggia la primitività della società dei pionieri e la drammaticità di contrasti psicologici.

“Winchester ‘73” è stato il primo dei cinque film con James Stewart protagonista, il corpus di western che gli ha dato la fama, sceneggiato dal grande Borden Chase e con la splendida fotografia in bianconero di William Daniels. La narrazione è articolata su due piani narrativi che si intersecano: l’inseguimento a scopo di vendetta da parte di Lin McAdams (James Stewart), accompagnato dall’amico “Sputalosso” (Willard Mitchell), del sedicente “Dakota Brown” (Stephen Mc Nally) e le vicende del fucile di precisione Winchester ’73 (ispirata a fatti realmente accaduti), vinta da Lin in una gara di tiro a Dodge City nel 1876 e rubatagli da Dakota per poi passare di mano in mano prima di tornare nuovamente in possesso di Lin dopo la resa dei conti finale.

Questo è il primo western interpretato da James Stewart, fino ad allora soprattutto protagonista di commedie e rari film drammatici: qui delinea perfettamente un personaggio sostanzialmente positivo, ma tormentato psicologicamente dal desiderio di vendetta e capace di violenti scatti d’ira, contrasti che saranno costanti nei successivi western di Mann. Le vicissitudini del fucile hanno permesso di inserire nella storia anche numerosi personaggi secondari di un certo rilievo: Wyatt Earp, sceriffo di Dodge City (Will Geer), la cantante di saloon Lola (Shelley Winters), il suo fidanzato vigliacco (Charles Drake doppiato da Alberto Sordi), il sergente Wilkes dei cavalleggeri (Jay Flippen), lo scellerato bandito un po’ folle Johnny il Biondino (Dan Duryea), e l’ambiguo trafficante d’armi interpretato da John McIntire che spicca su tutti per la sottile interpretazione.

Nel film, a parte il personaggio di James Stewart, non sono ancora pienamente espressi i caratteri peculiari dei western di Mann e vi permangono ancora alcuni luoghi comuni del genere, quali la cantante di buon cuore, l’inseguimento e l’attacco dei pellerossa, la figura del bandito perfido e spietato e soprattutto l’antagonista, malvagio monolitico senza incrinature. Questo, tuttavia, non incide sulla qualità del film, pregevole per la qualità  delle inquadrature e della recitazione e per non avere cadute di ritmo, risultando sempre avvincente. In conclusione, un ottimo film che va incluso fra le eccellenze del genere.

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