Regia di Carmine Gallone vedi scheda film
Suor Virginia è finita in convento controvoglia, ma si è saputa adattare. Quando però il giovane e aitante Gian Paolo Osio si innamora di lei, cede al peccato. Deve perciò intervenire il cardinale Borromeo.
Non è il primo, né l’ultimo film ispirato dal personaggio della Monaca di Monza, quella suor Virginia che aveva un ruolo importante anche ne I promessi sposi manzoniani; già nel 1947, a firma Raffaello Pacini, era uscita una pellicola con il medesimo titolo e, negli anni successivi, varie altre arriveranno, prima fra tutte in ordine cronologico quella diretta da Eriprando Visconti nel 1969, appena sette anni più tardi. Questo La monaca di Monza è un film messo in scena con sufficiente cura e recitato da interpreti di sicuro valore, con un professionista dalle indubbie capacità come Carmine Gallone dietro la macchina da presa; insieme a Carmen di Trastevere, uscito anch’esso nel 1962, è questa l’ultima prova registica del Nostro, abbondantemente passata la settantina e con mezzo secolo di carriera alle spalle. Gabriele Ferzetti, Giovanna Ralli, Gino Cervi, Lilla Brignone, Emma Gramatica, Fosco Giachetti, Evi Maltagliati, Elisa Cegani, Corrado Pani, Helene Chanel: il reparto attori offre garanzie a profusione e anche dal punto di vista tecnico il lavoro può dirsi compiuto grazie alla fotografia di Tonino Delli Colli, alle scenografie di Franco Lolli e alla colonna sonora di Giancarlo Fusco. Al di là di tanto mestiere, comunque, non c’è tanto da vedere; la narrazione procede con la massima calma e il ritmo latita. La sceneggiatura prende spunto “da documenti dell’epoca” (citando i titoli di testa) e reca le firme di Gallone, Lucia Drudi Demby e Giuseppe Mangione. 4/10.
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