Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
VENEZIA 79 – GIORNATE DEGLI AUTORI
Il cristianesimo visto come strumento di penitenza ed espiazione è stato spesso al centro della cinematografia più riuscita e di valore di Abel Ferrara, se si pensa al Cattivo Tenente, Fratelli e Il re di new York, per non parlare di uno dei suoi indimenticabili e sconvolgenti film d’esordio che fu L’angelo della vendetta, risalente al 1981.
Anche la tentazione di confrontarsi con racconti autobiografici è sempre stato forte in Ferrara, che ha affrontato in diverse occasioni personaggi scomodi come Strauss-Khan, o complessi come Pier Paolo Pasolini, e ora rischiosissimi come Padre Pio, già oggetto di trasposizioni televisive di assai dubbio valore artistico.
E questo suo approccio alla figura del santo, colto nella gioventù dei suoi tormenti e sensi di colpa lancinanti di un giovane uomo che avverte su di sé il peso di una umanità travolta dalla furia della guerra fratricida nei momenti finali del Primo Conflitto Mondiale, lascia spazio ed alterna le gesta del prete, alle lotte della popolazione di San Giovanni Rotondo per affrancarsi dallo stato di polizia di un nascente partito fascista che schierava le proprie forze armate contro il popolo e a favore dei proprietari terrieri, fino a sfociare nella tremenda strage perpetrata ai danni della popolazione civile nel 14 ottobre del 1920.
Padre Pio di Abel Ferrara è un film spiazzante, irrisolto, spurio, mozzato in due tronconi che stentano a dialogare: ma già il solo fatto di contenere appieno tutta l’energia frenetica delle riprese spasmodiche che caratterizzano la tecnica di regia del grande cineasta indipendente, la sacralità del dogma cristiano che ha sempre caratterizzato la sua visione punitiva e sacrificale della religione sulla vita degli uomini, e la stessa scelta di affidare ad uno straniato Shia LaBoeuf la parte del santo, appaiono scelte tutt’altro che scontate, coraggiose e quasi rivoluzionarie che meritano rispetto.
Un film sui tormenti di un santo che sta imparando ad affrontare il suo complesso ruolo di responsabilità, in mezzo ad un contesto storico in cui si intravede il tormento del popolo sopraffatto da abusi di potere e prepotenze da parte di una classe sociale dominante e priva di scrupoli.
Nel cast si intravede anche una vecchia conoscenza di Ferrara, ovvero Asia Argento nei panni di una donna e madre che ha perso la fede, e, come d’abitudine negli ultimi film del regista, anche la bella moglie Cristina Chiriac e la splendida bionda figlioletta dei due, Anna.
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