Regia di Michael Bay vedi scheda film
Sono di parte, mezza stellina in più per il semplice fatto che volente o nolente, devo ammettere che Pearl Habour di Michael Bay (2001), mi ha fatto appassionare alla storia, salvo poi scoprire che tranne l'attacco Giapponese alla base navale svoltasi il 7 Dicembre 2001 con modalità però molto differenti da quelle del film, il resto è tutto una gran panzana.
Probabilmente sarebbe bastato vedere qualche altro film, ma la scintilla scoccò con tale opera, da allora accumulai vari libri di storia (successivamente di letteratura, cinema ed altro), finchè circa un anno fa, ho smesso del tutto di comprarli, perchè c'è talmente tanto di quell'arretrato, che non basterebbero 2 vite per leggere tutto, anche se i libri di storia li ho sempre letti e riletti con immediatieza e piacere a dire il vero; ma tornando al nostro film, Michael Bay è un regista sorto a metà degli anni 90', il suo cinema è fatto di fotografia sparata a mille tanto da annichilire la profondità di campo, esplosioni a rotta di collo sempre più grosse, effetti speciali a gogo, sceneggiature scritte su un foglietto, montaggio iper-frenetico senza gusto alcuno per l'inquadratura, attori iper-muscolosi e donne stra-fighe, tutti ingredienti che per oltre 20 anni, gli hanno dato spernacchiamenti da parte della critica e forse anche da parte del pubblico, il quale però ogni volta alzava il culo dal divano per andare al cinema e non perdersi il suo nuovo lavoro.
Registrato come film bellico, bisogna fare delle precisazioni in realtà, su 160 minuti di durata, di guerra e scontri vi sono si e no 50 minuti, di cui circa 40 dedicati all'attacco aereo da parte dei giapponesi alla base navale di Pearl Harbor nelle Hawaii, dove vi era ancorata la maggior parte della flotta del Pacifico della marina americana, quindi tutto il resto a cosa è dedicato vi chiederete? Presto detto, ad un triangolo amoroso tra l'infermiera Evelyn (Kate Beckinsale) ed i due amici Rafe (Ben Affleck) e Danny (Josh Hartnett), primi tententi piloti dell'aviazione. In pratica il film non parte per almeno un'ora e passa, Bay non so se vorrebbe rifarsi molto alla "lontana" al capolavoro Da qui all'Eternità di Fred Zinnemann (1954), che cita in alcune occasioni con la classica scena d'amore sulla spiaggia e nella componente melodrammatico-fatalista dato l'attacco imminente di cui tutti sono ignari, ma per quanto riguarda ciò fallisce miseramente, perchè tutto il primo atto è lunghissimo quanto stiracchiato prologo di Evelyn che si mette con Rafe, quest'ultimo però si arruola come volontario di supporto alla RAF, parte per l'Inghilterra e nei combattimenti contro i tedeschi viene abbattuto venendo dato per disperso, la sua ragazza e l'amico si disperano, per poi appagare il lutto mettendosi insieme (ci sta), finchè non ritorna Rafe che vedendo i due insieme fa casino e litiga pesantemente con Danny, tra attori imbolsiti, dialoghi insulsi e componente sentimentale assente, un bombardamento alla base navale di Pearl Harbor, appianerà ogni divergenza tra i due, per fare immediatamente fronte comune contro il nemico, mettendo da parte ogni psicologia (mai presente in verità).
Bay non ha nelle corde il ritmo del melodramma da cinema classico, lui dice che i classici del cinema non li vede, alla sua affermazione credo visti i suoi lavori, perchè in Pearl Harbor la componente passionale è totalmente fuori dalle sue capacità, dimostrandosi lentissimo, pedante e mortifero nel ritmo di essa. Gli attori di certo non aiutano, se quel quarto di bue di Ben Affleck è colui che ha fatto più strada nel cinema pur essendo un impedito assoluto, già la dice lunga su come la componente recitazione poco interessi a Bay, potrei anche concordare con il suo modo di vedere le cose, però se basi oltre 2/3 su un triangolo amoroso e la pellicola di riferimento aveva come protagonisti Burt Lancaster e Deborah Kerr, sei bello che azzoppato ed è inutile ricalcare oltre la cosa, perchè altrimenti il povero Michael Bay si suicida.
Arriviamo quindi all'attacco, il pezzo forte della pellicola, il momento clue; tralasciando il lato geopolitico gestito in modo raffozzonato (gli USA vogliono tagliare ai Giapponesi le esportazioni di petrolio, senza di esse durerebbero neanche 18 mesi, da qui la decisione di attaccarli... come se poi gli USA ripristinerebbero esse, lo so non ha senso la cosa, ma tranne me ed Ebert nessuno s'è posto sta domanda, in realtà la situazione era molto più complessa), finalmente arrivano gli Zero giapponesi a spaccar tutto. E' vero, lo stile è il solito cafone di Bay, fotografia stra-ritoccata in post-produzione donando il tutto un'aria plastificata, esplosioni a gogo, scintille ovunque e ripetizione fino all'sfinimento per accumulo di scene (per due volte si pensa che una bomba nipponica non sia esplosa, navi colpite nel medesimo modo etc...), che dopo un pò finiscono per tediare nonostante il dinamismo maggiore dell'opera, accade di tutto sullo schermo, ma in realtà non succede nulla, perchè tutto è pompato a mille in ogni scena, che sia un bombardamento navale o la morte di un caro amico, il tutto lascia spazio solo ad una becera retorica non tanto patriottica, ma iper-militarista, dove i nostri Rafe e Danny, insieme ai loro commilitoni perdono ogni cognizione con la realtà di ciò che sta avvenendo, con perdita di credibilità del tutto, perchè Bay crede che fare un qualcosa di epico significhi esagerare sempre, portare il tono a mille, gridare tutto a squarciagola (Affleck urla per tutto il secondo atto di film) ed andare di reotrica a palla (da brividi in negativo il cuoco di colore che abbatte un aereo jappo con la mitragliera), se c'è qualche attimo di pausa nel girare le morti per annegamento di alcuni marinai (unici momenti forse veramente umani di un'opera che per il resto è priva di qualsiasi umanità), subito si passa nuovamente a mille, con scene francamente ridicole come Rafe e Danny che a bordo di due obsoleti B-25 falcidano come mosche vari Zero (la scena è ispirata alla realtà, ma messa così in scena da Bay assume connotati non leggendari, ma addirittura fantascientifici), che erano l'avanguardia dell'avviazione mondiale (imbarazzante la scena dello scontro tra i due veicoli nipponici in volo data la loro manegevolezza, vabbè che non si capisce manco come è girata), in pratica il ritratto di una tragedia, diventa il trionfo del sensazionalismo puro che finsice con il trasformare un dramma umano prima ancora che di una nazione, in un'ottusa propaganda revanscista contro il nemico esterno rappresentato secondo i peggiori stereotipi e per questo meritevole di essere annientato nel peggior modo possibile (la frase sul gigante dormiente risvegliato di Yamamoto, lungi dall'essere un segno di rispetto tra nemici, serve solo a pompare più in alto il livello della contesa).
I supereroi americani dopo aver distrutto vari aerei nipponici e sembrato che hanno respinto l'offensiva nemica (quando semplicemente nella realtà hanno finito il tutto e se ne sono andati via indisturbati), vanno in ospedale a donare il sangue e dopo anche a salvare i marinai intrappolati nelle navi danneggiate, senza cedimenti, senza fatica, anzi, il sudore dona loro nuova lucentezza (caratteristica di Bay). Roosevelt denomina il 7 Dicembre 1941, come il giorno dell'infamia, ma in realtà sembra essere accaduto ben poco di grave, perchè alla fine i nostri super soldati si offrono tutti (ma proprio tutti) volontari per la missione impossibile, che consiste nel bombardare delle fabbriche a Tokyo, sempre con le difficoltà insormontabili del tutto (anche questa missione è avvenuta nella realtà, però fu messa in piedi per esigenze di propaganda interna, più che per strategia vera e propria), giusto perchè non c'è stata abbastanza enfasi in questa pellicola nata vecchia già nel 2001 ed oggi appartenente alla generazione blockbuster di fine anni 90' ed inizio 2000, che fino agli Spider-man di Raimi e alla trilogia del Signore degli Anelli, puntava su tali fracassonate che grazie ai progressi della CGI oramai consentivano di fare di tutto e di più al cinema.
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