Regia di Michael Bay vedi scheda film
Il peggior film di Michael Bay, uno dei peggiori film della storia e certamente il peggiore della stagione.
Pearl Harbor è molto semplicemente una stupida baracconata (al pari di Transformers), banale e retorica, che non ha alcuna ambizione di veridicità storica o di divulgazione (c'era da spettarselo, ma i danni che può rivelarsi in grado di provocare, in termini di propagazione di detta retorica, sono incalcolabili).
Ha lo stile visivo dei peggiori spot pubblicitari, dialoghi da telenovela, attori imbolsiti ed espressivi quanto una scatoletta di sardine, un’orribile fotografia patinata e il ritmo eccitato e frenetico, ed ovviamente povero di contenuti, dei peggiori film d’azione.
Mettendo da parte ulteriori facili ironie circa le interpretazioni degli attori (fra cui, in particolare, “spicca” Ben Affleck), Pearl Harbor rimane comunque uno dei più vergognosi esempi di film bellico: la regia è anonima e priva di guizzi, la sceneggiatura è, a dir poco, pietosa, si riduce spesso a dialoghi che toccano picchi di tale involontario ridicolo da lasciare semplicemente a bocca aperta, senza contare poi le inesattezze storiche e le ripetute omissioni strumentali.
Meglio non parlare poi dell’indecente rappresentazione dell’universo femminile che più stereotipata, superficiale e sessista non ce n’è, e dei giapponesi, ancora una volta di una banalità assoluta (completamente rientrante, in ogni caso, nei canoni di una produzione spettacolare hollywoodiana ad alto budget).
E’ stato detto che vale soprattutto per i 40 minuti circa dell’attacco, ma anche questa parte del film finisce incredibilmente per annoiare, è interminabile e, curiosamente, “ingenera una bizzarra sensazione di immobilità” (M. Morandini).
L’obiettivo primario di un film di guerra degno di questo nome e che valga la pena guardare se non si è dei sadici (anche se spesso molti cineasti finiscono per dimenticarselo) dovrebbe essere quello di propugnare ideali pacifisti, di rendere consapevoli le masse degli avvenimenti affinché gli stessi errori possibilmente non si ripetano, di mostrare in tutta la propria crudezza e crudeltà gli avvenimenti senza edulcorazioni retoriche, patriottiche o para-sentimentali, ma troppo spesso scadono invece per l'appunto nel sensazionalismo, finiscono per diventare una glorificazione della guerra e delle terribili tragedie che si porta con sé.
Come nel caso di questo film orrendamente commerciale, scontato e prevedibile, in cui gli autori, tra le altre cose, paiono quasi prendere una posizione favorevole alla guerra e a come si sono poi messe le cose, di fatto giustificando in qualche modo i successivi attacchi nucleari ai danni di Hiroshima e Nagasaki.
“I fear all we have done is to awaken a sleeping giant”, come viene fatto dire al generale Yamamoto in una scena del film; come dire: i giapponesi se la sono cercata.
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