Regia di Aileen Ritchie vedi scheda film
“Con la testa tra le stelle”, gradevole, innocua e flebile opera prima diretta da Aileen Ritchie, prodotta da Uberto Pasolini, responsabile di un film-fenomeno come “Full Monty”, appartiene a un microgenere, diffuso nel cinema francese e nel cinema britannico, che descrive i paesi di provincia come palcoscenici di avventure con tutte le gamme del rosa pallido. Paesaggi e bozzetti, acquerelli e piccolo mondo antico, umanità semplice e rituali del sabato del villaggio. Sotto il cielo e nel verde d’Irlanda, gli scapoli annoiati di un paesino abitato da poche anime, curate da un parroco che proietta filmoni d’argomento religioso (ma un giorno arriva, per errore, una copia di “10” con Bo Derek), rallegrate dalle pinte di birra dell’unico pub, nutrite dal macellaio (Ian Hart), controllate dalla linguacciuta proprietaria di un negozio di alimentari che smista la posta, decidono di mettere un annuncio su un quotidiano di Miami per invitare giovanissime e avvenenti donne americane per la festa danzante di Santa Marta. Liti e bizze, capelli decolorati, ginnastica per mettersi in forma, corteggiamenti discreti, contromosse delle nubili che invitano i pescatori spagnoli al ballo per vendicarsi. Il tè, i pettegolezzi e le mogli, oltre alle pecore, in questo caso è meglio che siano del proprio paese.
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