Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Un Moretti a volte altalenante ci regala un film che però, poco alla volta, dipana tutta la sua forza espressiva e che rappresenta una sorta di compendio del suo modo di vedere non solo il cinema ma anche tutto il mondo che gli ruota attorno
Da estimatore di vecchia data del cinema di Nanni Moretti ho provato un iniziale straniamento davanti ad un film che a volte sembra girare a vuoto come un auto in folle, e che in realtà poco alla volta si dipana come un grande omaggio all'arte di fare cinema, eco di visioni alla Fellini o al raccontarsi di "Esterno Notte" di Truffault. E se la storia di questa periferica sezione del PCI che, nel '56 dell'invasione sovietica dell'Ungheria, vira verso una ribellione (più onirica che reale) al diktat di partito, in realtà permette a Moretti di sviluppare, su piani paralleli, la sua visione del cinema come in una sorta di manuale di sopravvivenza alla bulimia di produzioni in serie da esportare ad ogni latitudine (produzioni che hanno cannibalizzato quel mondo così come i mobili Ikea hanno cancellato gli antichi comò della nonna da gran parte delle case..). Così non sorprende più di tanto che, nel bel finale, in una ipotetica marcia verso il sol dell'avvenire, spuntino gran parte degli attori che hanno avuto parti di rilievo in tutti i film precedenti del regista romano, una scena che a me ha ricordato il bellissimo finale di "Big fish", altro grande omaggio alla magia del cinema.
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