Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Alla fine della fiera, è un film di Moretti: se il regista piace, non si può non vedere il film e pure volergli anche (un po') bene.
Come già altre volte, Moretti è molto severo verso sé stesso, e molto autoironico. Occhio a qualche spoiler minore. In questo film, ad esempio, è un regista di mezza età e di rara pesantezza. La sua autorevolezza ed esperienza impediscono che il cast lo mandi a quel paese; non ne può più invece la moglie, che lo molla dopo decenni di vita in comune (con sua somma sorpresa, ovvio). Il film racconta Moretti mentre gira un nuovo film (film nel film, certo); una pellicola utopistica, ambientata durante l’invasione sovietica dell’Ungheria, quando nella realtà il PCI si schierò con l’URSS (per non parlare di Togliatti, peggio ancora). Moretti immagina un sogno, con il Partito che molla i sovietici e appoggia gli ungheresi, con un movimento che dalla base arriva fino ai vertici del partito. Mentre gira il film, ne succedono varie, c’è pure un circo Budavari (dal nome del famoso pallanuotista), ci sono infiniti richiami ad altri film o altre situazioni. Il tutto com’è…mah, l’ho trovato un po’ faticoso, all’inizio, quando non tutto ingrana, quando alcune scene paiono forse dei clichè; poi migliora, a mio parere, va sempre meglio e io sarei per un 6/7, che è anche più o meno il voto del grande pubblico. Fu secondo negli incassi settimanali, partecipò senza fortuna a Cannes. Frase da ricordare: “Siamo presenti in 190 Paesi!” – “E questo, lo abbiamo capito.”
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta