Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Una lettera aperta al bambino-narciso di settant'anni, moralista lontano dalla realtà tanto da non accorgersi neppure della crisi profonda che da tempo sta insidiando persino il suo matrimonio. Non mi ha convinta.
Che delusione, caro Nanni: questo film te lo potevi risparmiare: non aggiunge nulla a ciò che tutti noi - che ti amassimo o che non ti amassimo - sapevamo di te, eterno narciso, infante viziato e incapace di crescere.
Purtroppo, invece, questo film toglie molto ai tuoi meriti cinematografici. Nel panorama - non proprio esaltante - del cinema italiano di questl nostri tempi, la tua immagine di predicatore laico, eternamente incerto delle tue scelte era un riferimento: ci eravamo abituati a sorridere della tua ironia tra il serio e il faceto e a condividere le tue delusioni dopo gli improvvisi entusiasmi.
Questa volta, purtroppo, mi hai fatto vedere - e molto me ne dispiaccio - un film che ha perso per strada un inizio promettente, vieppiù appesantendone gli sviluppi, per concluderlo con un un finale retorico e velleitario: l'incertezza delle scelte ti ha bloccato davanti a uno specchio in cui stancamente ripetevi non solo il tuo scontento, ma l'impotenza a scegliere: vorresti richiamarti al Fellini di "8 e mezzo", ma di Fellini non hai né la leggerezza né la levità; vorresti richiamarti ad Allen, senza quella sua cultura yiddish, che lo aveva reso capace di ridere davvero di sé e delle sue contraddizioni.
Hai sprecato attori molto professionali come Margherita Buy, Barbora Bobulova e Silvio Orlando, chiamando a raccolta, sotto le tue autocelebrative bandiere, un eterogeneo mondo di cineasti estranei ai tuoi film, che ti seguono festosi (Dio solo sa che cos'abbiano da festeggiare), dopo le "comparsate" di Renzo Piano, Corrado Augias e Chiara Valerio... Al tuo intento autocelebrativo nessuno ha potuto o voluto sottrarsi!
Un film proprio brutto. Peccato.
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