Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Giovanni che fa film ogni cinque anni e guarda Lola come rito scaramantico vuole gli elefanti in scena l'effige di Trotsky in corteo e non sa che farsene dei 190 paesi di Netflix : Nanni Moretti è tornato con un Capolavoro.
Fischia il vento urla la bufera scarpe rotte eppur bisogna andar per conquistare la Rossa Primavera dove sorge il Sol dell'Avvenir!
La sala questa volta è più colma del solito, di Primavera ce n'è poca sia fuori ( caro vecchio giaccone invernale) che dentro: le teste canute come la mia rimbalzano tra una fila e l'altra quasi a tracciare un percorso labirintico all'interno del quale i (pochi) giovani cinefili attendono armati Nanni il Minotauro. E Moretti irrompe sulla scena ha il sorriso di Michele Apicella e gli anni di Giovanni così comincia il suo gioco al massacro tra irrisione e delusione mai sentenzioso come il suo stile ci ha insegnato. Giovanni non è più Michele "tutto è cambiato" forse tutto sembra peggiorato ma quel qualcosa di buono bisogna salvarlo: gli applausi fuori dalla sezione (una parola che è evocazione) per la nuova linea elettrica nel quartiere popolare Ennio il figlio del Partito Vera la compagna devota una cerimonia (quasi comica) che è scomparsa oggi abbiamo tutto e tutto ci è dovuto non come nel '56 in cui tutto era conquista. Se al giovane sceneggiatore che non sapeva dei Comunisti in Italia Giovanni strappa il manifesto di Stalin sul set indugia amorevolmente per i tesserati del Partito Famiglia. Ennio la purezza dell'ideologia confessore delle Speranze di una Generazione. Ma il film dov'è? In questo gioco di rimandi tra le illusioni di Ennio e la confusione di Giovanni il film Il Sol dell'Avvenire di Nanni Moretti scorre leggero e sicuro offre risate e risatine si cala nei drammi personali dei protagonisti e sconfigge il cappio della nostalgia per un secondo finale che sarebbe piaciuto molto a Fellini. Eh sì c'è molto del Maestro di Rimini in questo capolavoro di film! non ci sono le note di Nino Rota nel Carosello finale ma la bellissima Dolly Suite op.56 a quattromani che accompagna gli elefanti (Fellini!) i Circensi (Fellini!) e il Quarto Stato di Moretti fa il paio con il desiderio di riappacificazione con se stesso di Guido Anselmi. Tre principi buoni nella Vita bisogna averli e difenderli Paola ha sublimato la violenza come forma d'arte (economica) Renzo Piano e Corrado Augias corrono in soccorso di Giovanni (sono due momenti memorabili) per uno stop al film italo-coreano con lezione teorica sulla pericolosità di certe immagini parafrasando Kieslowski (terzo momento memorabile): la testa esplode mentre il regista si allontana un controcampo ricorda il Caimano altri danni altri tempi. Cassavettes, Scorsese non risponde ma non importa se Monicelli potesse rispondergli ora forse si sarebbero compresi la New Hollywood è stata anche Taxi Driver e Moretti compie un atto di riabilitazione nei confronti del Maestro romano che avrebbe sicuramente al suo fianco contro Netflix.
Qualche immagine cara alla multinazionazionale nel film di Giovanni c'è meno nel film di Morettti che si diverte con le "canzonette" di Noemi De Andrè Aretha Franklin Joe Dassin il ballo di gruppo con Battiato (esilerante e liberatorio) per un concerto di citazioni cinefile e sovrapposizioni metafilmiche che possono si far girare la testa allo spettatore ma esprimono grande Cinema padronanza assoluta del mezzo e del linguaggio. "Et si tu n’existais pas dis-moi pourquoi j’existerais pour traîner dans un monde sans toi, sans espoir et sans regret" mentre palleggia maldestramente e non riesce a darsi pace del "tradimento" della moglie/del Comunismo/del Cinema nella testa di Giovanni si sta insinuando il nuovo finale che non deve tradurre l'intimità in Coreano ma dovrebbe risvegliare il senso del ridicolo nella tragedia come confessa pudicamente il tesserato che morto Einstein crede solo in Charlie Chaplin.
Vecchio giaccone il vento fuori si è placato per fortuna Moretti è tornato.
Capolavoro.
Lu Abusivo.
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