Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Avete presente quando ci si trova ad un pranzo di famiglia? quando per caso vi ritrovate accanto ad un caro zio anziano che vedete solo in determinate occasioni, a cui volete bene, e che immancabilmente vi inizia a raccontare le solite storie (sempre le solite)? all’inizio si sorride, si è anche contenti di ascoltare i vecchi racconti a cui siamo affezionati, ma poi con l’andare avanti del pranzo, quando si è tra il primo e il secondo, e ci si rende conto che ne avremo per almeno un’altra oretta…ecco che arriva la noia, se non addirittura il fastidio per certe lungaggini del caro zietto. Ovviamente il caro zietto in questo caso è Nanni Moretti, a cui sinceramente voglio bene, ma che con questo suo ultimo film mi ha deluso molto.
Il regista racconta quello che ha raccontato già meglio in altri suoi lavori precedenti, e oltretutto sembra quasi recitare sé stesso, o forse vuole interpretare il ricordo che lo spettatore ha di lui.
Il Moretti infastidito dalle scene violente, il Moretti che gira per la sua città in cerca degli spazi giusti (prima in vespa, ora in monopattino), il Moretti che odia i sabot, il Moretti che canta le canzoni in macchina, il Moretti che balla “sul ritmo di valzer viennesi”...questi tanti Moretti, non riescono a tenere unita una storia tutta sfilacciata, che vuole essere una sintesi (forse) di una bella carriera del regista e anche di un suo pensiero politico che è sempre andato di pari passo con essa.
Gli spunti che sulla carta potevano essere interessanti, come l’intrecciarsi tra finzione scenica e realtà, perdono la loro potenzialità per via di una sceneggiatura veramente deboluccia.
Moretti recita Moretti, circondandosi dei suoi amici fidati (Silvio Orlando e Margherita Buy in primis, ma molti altri appaiono anche solo come cameo a mò di gettone di presenza), sperando così di ricreare in scena un’ atmosfera empatica con lo spettatore, ma tutto appare molto distante e costruito, tanto che il finale non ha suscitato in me quell’emozione di partecipazione ed euforia che sicuramente voleva avere. Ovviamente ci sono alcune battute e situazioni che strappano qualche sorriso, ma ciò non basta a rendere il film degno della sufficienza piena. Molte situazioni sembrano abbozzate e poi lasciate morire, ad altre gli si dà uno spazio eccessivo per far fare la passerella ad alcuni personaggi di rilievo (mi vengono in mente Corrado Augias e Renzo Piano), ma niente a che vedere con l’effetto di Jennifer Beals in Caro Diario (tanto per intendersi). Tutto sembra citato a mò di “lista di quello che ho fatto, e che tanto vi è piaciuto”, ma tutto appare fuori luogo e fuori contesto.
Il finale poi è alquanto imbarazzante, una sorta di carrellata di personaggi e amici che accompagnano un Moretti stanco e invecchiato che ci saluta.
Ciaone anche te, caro zietto, mi sei sempre stato simpatico, e ti verrò a trovare ma, se devo ricordare quello che hai fatto, preferisco farlo riguardando i tuoi lavori passati.
Note personali.
Questo senso di forte imbarazzo nel vedere il film di Nanni Moretti, l’ho avuto quando ho visto gli ultimi film di Woody Allen.
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