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Il sol dell'avvenire

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sol dell'avvenire

di Leman
9 stelle

Poetico, teorico e delizioso. Tutto ciò che c’è di meraviglioso nel cinema di Nanni Moretti

Nanni Moretti

Il sol dell'avvenire (2023): Nanni Moretti

 

In questi 2 anni, pensando al cinema di Nanni Moretti, è sempre stato difficile inquadrare Tre Piani all’interno della sua filmografia. E nonostante abbia sempre apprezzato quel film e molti siano riusciti a trovarci all’interno parte del cinema Morettiano, credo che solo con l’uscita del Sol dell’Avvenire possiamo capire al 100% quella parte della vita personale e lavorativa del regista. Fino ad adesso ho visto Tre Piani collegandolo al finale de La Stanza del Figlio. Quella spiaggia del film del 2001, dove si sfaldavano i rapporti tradizionali della famiglia nucleare e dove i 3 membri rimasti vagavano ognuno per conto proprio, smarriti e senza più legami a tenerli stretti, sarebbe poi diventato il palazzo ideale di Tre Piani.

 

Nanni Moretti, Jasmine Trinca, Laura Morante

La stanza del figlio (2001): Nanni Moretti, Jasmine Trinca, Laura Morante

Nanni Moretti, Margherita Buy, Denise Tantucci, Karen di Porto

Tre piani (2021): Nanni Moretti, Margherita Buy, Denise Tantucci, Karen di Porto

Nel penultimo film di Moretti veniva meno ogni certezza borghese, si annullava ogni sicurezza che nulla di male sarebbe successo dietro le mura delle nostre case e veniva quindi segnato il fallimento delle istituzioni alla base del nostro paese. C’era un personaggio che in quel film non riusciva a trovare il suo posto in questa nuova Italia, ossia la figura di Nanni Moretti stesso, che sarebbe morto prima di poter riallacciare i rapporti con il figlio e senza una risposta alle sofferenze che lo avevano colpito.Tre Piani lasciava quindi uno spunto di riflessione aperto e senza una vera risoluzione.

 

Barbora Bobulova, Nanni Moretti, Silvio Orlando

Il sol dell'avvenire (2023): Barbora Bobulova, Nanni Moretti, Silvio Orlando

Nel Sol Dell’Avvenire è subito chiaro che il “film nel film” che sta girando il personaggio di Moretti (quello sul circo di artisti ungheresi con Silvio Orlando nel ruolo del redattore dell’Unità) non sia altro che la rappresentazione del sentimento dell’autore durante la fase più pessimista della sua carriera. Esattamente come il personaggio di Silvio Orlando vuole suicidarsi perché non riconosce più il suo ideale di comunismo nelle azioni del PCI, Giovanni nel Sol Dell’Avvenire crede di non poter più vivere in un’industria del cinema in cui non si rispecchia più. Mentre tutto il mondo e le altre persone vanno avanti, i 2 protagonisti di queste storie vogliono morire perché non sanno stare al passo col cambiamento, perché credono di non poter vivere in un mondo così diverso da quello che vorrebbero.

Allo stesso modo, Nanni Moretti in Tre Piani lo ritroviamo morto prima che tutti gli altri personaggi accettino la loro condizione e trovino finalmente se stessi, perché in quel momento della sua carriera Moretti non credeva che ci potesse essere spazio pure per lui, in quella scena finale dove ogni personaggio ritrovava il proprio posto in questo nuovo mondo.

Invece in quest'ultimo film, in un meraviglioso campo-controcampo tra il viso di Moretti e la macchina da presa, l’autore si rende conto che questi pensieri di suicidio possono essere combattuti, possono essere negati. Si può ritornare a sperare nelle capacità del cinema di plasmare la storia e gli ideali e di recuperare quei rapporti famigliari che nella Stanza del Figlio sembravano essersi smarriti.

 

Nanni Moretti

Il sol dell'avvenire (2023): Nanni Moretti

La difficoltà di molti nel capire l’utilità di Tre Piani nella filmografia di Moretti ricorda la difficoltà che ha trovato la critica nell’inquadrare Le Suicidé di Manet nell’opera totale dell’artista. Cosa aveva spinto il pittore a ritrarre un atto così tragico e lontano dal resto del suo operato? Una risposta teorica o filologica non è mai stata trovata e la critica d’arte ha concluso semplicemente che Manet aveva usato l’opera come sfogo di un disagio esistenziale che lo attanagliava da tempo. Il Sol Dell’Avvenire è un grande film proprio perché permette al regista di riflettere su tutto il suo operato post-anni 2000 e di scegliere un’altra strada diversa per la propria carriera e per la propria vita. Moretti invita a scegliere il sogno al posto della cruda realtà, l’accettazione di sé al posto del nichilismo.

Ritrovando se stesso, egli ritrova pure la fiducia nel proprio cinema.

 

È il film di Moretti di cui Moretti stesso aveva bisogno in questa parte della propria vita.

E probabilmente, quello di cui avevo bisogno pure io.

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. darkglobe
    di darkglobe

    Speriamo di poterti leggere un po' più spesso ;-)

    1. Leman
      di Leman

      Spero di riuscire presto a tornare a scrivere di più, ma al momento è molto difficile purtroppo

    2. obyone
      di obyone

      Anch'io, come Vittorio, mi auguro di vederti più spesso specie se la scrittura per te, come il cinema per Moretti, dovesse avere lo stesso effetto "terapeutico". Un caloroso saluto Lorenzo.

    3. supadany
      di supadany

      Sottoscrivo l'auspicio.
      :)

    4. Leman
      di Leman

      Grazie ragazzi, mando a tutti un abbraccio

  3. mck
    di mck

    Parentesi a questa bella pagina.
    "...i 3 membri rimasti vagavano ognuno per conto proprio, smarriti e senza più legami a tenerli stretti..."
    Non è certo un lieto fine con baci e abbracci, ovviamente, ma trovo difficile considerarlo un momento così cupo: camminano, a qualche passo di distanza gli uni dagli altri, nella stessa direzione: l'accettazione e bla-bla-bla è ancora di là da venire, certo, e il dolore li accompagna, ma non li muove.
    Un saluto.

    1. Leman
      di Leman

      Personalmente non lo interpreto come un finale negativo o positivo, lo interpreto come un finale aperto.
      Ti fa capire che l’accettazione del lutto e il ricongiungimento dei legami famigliari è una strada lunga e che non si risolve dopo un semplice viaggio in macchina.
      Citando i versi della canzone di Brian Eno con cui si conclude il film “Here we are, stuck by this river. You and I underneath a sky that’s never falling down down, down, ever falling down. Waiting here always, falling to remember why we came”
      È proprio una fotografia della complessità della condizione umana, rappresentata come una spiaggia senza fine dove gli esseri umani attendono di ritrovarsi.

      Grazie mille per il commento!

    2. mck
      di mck

      Oh, se espresso così, posso condividere senz'altro, e certo che è un finale aperto: del resto è ciò che ho scritto. Ma concorderai anche tu che "smarriti e senza più legami a tenerli stretti" è ben diverso da "né negativo né positivo".
      A presto :)

  4. Alvy
    di Alvy

    Il film ha tante belle cose che non possono non stuzzicare la fantasia del morettiano, ma che trent'anni dopo Caro Diario/Henry Pioggia Di Sangue il buon Nanni senta ancora l'esigenza di sparare a zero sull'etica e sull'estetica della violenza cinematografica post-moderna mi sembra un po' gratuito e pretestuoso, soprattutto all'interno di una scena sicuramente divertente ma un po' dilatata. In generale, come ho anche scritto nel mio post su un film su cui non riesco ancora ad esprimere un parere univoco, non sono del tutto convinto della sincerità di Moretti di voler mettere da parte il proprio passato artistico (che forse ha fatto del male tanto agli altri quanto a lui) per scegliere un'altra strada. Lo dico perché non ho visto neanche una scena in Il sol dell'avvenire in cui lui tenti in qualche modo di comprendere o studiare il mondo nuovo intorno a lui da cui si è sempre tenuto alla larga perché non afferente ai suoi principi, alle sue vedute, alle sue regole (in tal senso, 'Le parole sono importanti' si tramutano in 'Sono solo parole', il finale amaro del film nel film diventa un finale ucronico speranzoso), ma limitarsi ad inscenare gli effetti di una metamorfosi tutta interiore non è sufficiente secondo me a dare il là all'accettazione di un cambiamento reale e non di comodo

    1. Leman
      di Leman

      È un punto di vista senz’altro condivisibile è pertinente.
      Non ho percepito ipocrisia nel discorso di Moretti e non credo che la metamorfosi fosse necessaria. L’accettazione di una condizione prevede l’approccio a una nuova prospettiva e dall’inizio alla fine del film la prospettiva con cui Giovanni giarda l’arte e la vita cambia, pur non cambiando lui.
      Il discorso sulla violenza serve a mostrare come le paranoie di Giovanni abbiamo logorato la sua vita sentimentale e lavorativa, non c’è mai un atteggiamento moralistico nei confronti del giovane regista, al massimo nei confronti di Moretti stesso che passa dalla ragione al torto a causa del suo estremiamo intellettuale e del suo coinvolgimento (a tratti autodistruttivo) nei confronti dell’etica dell’immagine.
      Grazie mille per il tuo intervento stimolante, a presto!

  5. AndrewTelevision01
    di AndrewTelevision01

    Concordo con tutto quello che è stato scritto.
    Un Moretti in forma che dimostra ancora una volta la sua dirompenza artistica e la distribuisce a noi amanti del cinema!

    1. claudio1959
      di claudio1959

      Esatto Andrew

    2. Leman
      di Leman

      Grazie mille per il commento Andrew

  6. GIANNISV66
    di GIANNISV66

    Ho ritenuto il Moretti dei primi lavori eccessivamente sopravvalutato, ma di contro appartengo alla schiera di coloro che pensano che Moretti abbia ancora molto da dire e rappresenti un patrimonio nel panorama cinematografico di casa nostra.
    Non rimpiango il Moretti di "Bianca" e "Ecce Bombo" come fanno alcuni (ma l'ho molto rivalutato....mi sono reso conto con gli anni che a rendermelo ostico non era il suo stile ma l'eccessiva deferenza dei critici - o di una parte della critica - che lo aveva eletto a icona soprattutto - se non esclusivamente - per una valutazione politica, che ci può anche stare ma non può essere preponderante) e ritengo, giusto per dire un titolo, che "Habemus Papam" sia uno dei migloiri prodotti del cinema italiano degli ultimi vent'anni (e rientro negli estimatori di "Tre Piani").
    Tutto quanto sopra (spero di non averti causato un mal di testa) per dirti che ho trovato veramente pertinente la tua recensione e condivido molte delle osservazioni che hai fatto. Una lettura davveri utile e interessante.

    1. Leman
      di Leman

      Grazie mille per il tuo commento!

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