Regia di Alan Rudolph vedi scheda film
La cosa più riuscita di questo “Screwball Noir” prodotto da Robert Altman e diretto dal suo ex-assistente e “allie-
vo” Alan Rudolph (“Welcome to Los Angeles”, “Choose Me”, il mediocre “La colazione dei campioni”) è il linguaggio disarticolato e involontariamente creativo della protagonista, Trixie (una bravissima Emily Watson). Una palla da bowling in testa quando era bambina ha messo in disordine il suo vocabolario e ne ha rallentato i riflessi. Questo non le impedisce di fare la guardia giurata, prima in un supermercato e poi in un casinò di provincia. Il mondo sociopatico in cui si muove Trixie somiglia alla sua testa appannata e fuori fase. Si possono incontrare un intrattenitore poco brillante uscito di galera (Nathan Lane), un amore provvisorio con l’impacciato factotum (Dermot Mulroney) di uno speculatore edilizio, un senatore corrotto e verboso (Nick Nolte), una nervosa e ambigua ragazza da bar. Il regista ama i personaggi erratici e una messa in scena senza baricentro. Dilata il tempo delle sequenze e sembra mettersi in una posizione d’attesa, mentre il film dovrebbe crescere e svilupparsi su se stesso. La fiducia negli attori e nelle premesse dei due “generi” accostati nella trama si risolve in un film incompiuto, manchevole, in puro stile Rudolph.
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