Regia di Tommy Wirkola vedi scheda film
Una delle più grandi domande senza risposta che da anni (decenni?) rendono le notti insonni a migliaia di critici, cinefili, youtubers o semplici appassionati di cinema di tutto il mondo è se Trappola di Cristallo (Die Hard) sia o meno da catalogare come pellicola natalizia.
Tra varie ipotesi, congetture e/o supposizioni a favore di una o dell’altra teoria qualcuno potrebbe (forse) aver obiettato che se il protagonista fosse stato vestito da Babbo Natale il grande (!) quesito sarebbe già stata risolto da tempo.
Da questa premessa (forse) nasce Violent Night, presentato in Italia con il titolo Una notte violenta e silenziosa (vabbè) che ha se non altro il (grandissimo) merito di mettere definitivamente in chiaro che, ebbene sì, Trappola di Cristallo è uno “stramaledetto” film di Natale.
Presentato il 7 ottobre in anteprima mondiale al New York Comic-Com e in Italia a partire dal 1° dicembre da Universal Pictures, Violent Night (evidente il richiamo a Silent Night poi riproposto goffamente nel titolo italiano) è un film del folle regista (anche sceneggiatore) norvegese Tommy Wirkola, autore del dittico Dead Snow, di Hansel & Gretel – Cacciatori di Streghe, The Trip (Netflix) e Seven Sisters, su una sceneggiatura di Pat Casey & Josh Miller (Sonic 1 & 2) e con anche lo zampino di David Leitch, co-creatore di John Wick e qui produttore con la sua 87North productions.
La pellicola di Wirkola è principalmente (e sorprendentemente) un racconto estremamente classico riletto però in una chiave originalissima, capace di adattare in mondo piuttosto particolare gli elementi narrativi tipici del genere, dallo scontro tra amanti e detrattori del Natale alla coppia di genitori separati con la figlia che tenta di rimetterli insieme, dalla famiglia separata dalla vita (e dai soldi) i cui conflitti trovano il proprio culmine proprio la notte di Natale che, tuttavia, ritroveranno l’armonia (più o meno) grazie alla “magia” del Natale (e a un più prosaico bagno di sangue!), dalla potenza simbolica dell’innocenza dei bambini fino alla classica “crisi di fede” di genitori e parenti e, nel caso, anche di rapinatori psicopatici (il cui capo, non a caso, adotta il nome in codice di Mr. Scrooge) o dello stesso Babbo Natale.
Prendendo spunto da diverse pellicole natalizie (direttamente citate e debitamente omaggiate nella stessa pellicola) come Die Hard (!!) e Mamma! Ho perso l’aereo (ma il parallelo più stretto è con il film del 2020 Fatman di Ian Nelms & Eshom Nelms con protagonista Mel Gibson) in un cocktail potenzialmente esplosivo in cui trovano spazio commedia, azione e violenza ma anche melò, pulp e citazionismo post moderno, a partire da un protagonista in versione Deadpool (forse anche come conseguenza della presenza, tra i produttori, di David Leitch) in quanto antieroe recalcitrante, sboccato e (soprattutto) violentissimo (e dal medesimo costume di colore rosso sangue) ma comunque sempre sensibile ai richiami della coscienza e quindi di scoprirsi, nonostante tutti i difetti, eroe (finendo anche con qualche accenno a… Thor!), Silen..(pardon)..Violent Night riesce nel medesimo tempo a sollevare qualche ragionamento, niente affatto banale (seppur solo a un livello superficiale), sulle origini del folclore natalizio originato (anche) dalla mitologia norrena (e legato al mito di Odino) e di come nella modernità viene ormai sostituito dal consumismo di massa, dal merchandising e dalla corsa agli acquisti.
Le scene d’azioni quasi pulp sono efficaci e organizzate ad arte utilizzando spesso i simboli natalizi come strumenti estremamente mortali e ribaltandone i luoghi comuni attraverso una comicità particolarmente caustica.
Protagonista un carismatico David Harbour, perfettamente a suo agio nei panni (scomodi) di un Babbo Natale quasi reazionario (ma che comunque si rabbonisce alla fine).
A fargli da contraltare John Leguizamo come capo dei rapinatori mentre concludono il cast la giovane Leah Brady, Alex Hassell, Alexis Louder, Beverly D’Angelo, Cam Gigandet, Edi Patterson, Brendan Fletcher, Mitri Suri e André Eriksen.
Pur troppo la pellicola mostra anche il fianco ai suoi limiti, restando ingabbiato proprio nei suoi (troppi?) cortocircuiti narrativi, dalle sue contaminazioni (cinematografiche) e dalle tensioni create (involontariamente) dai differenti registri stilistici come anche dalle riflessioni (!?) sui diversi generi cinematografici che il film tenta di far coesistere nella stessa stanza (con risultati non sempre convincenti) e con un protagonista costruito inizialmente come scorretto, caustico e volgare che alla fine viene sacrificato sull’altare di un perbenismo necessario (commercialmente) alla serializzazione del prodotto (la pellicola è costruita per dare inizio possibilmente a un franchise. E si vede).
Detto in parole povere: Il Natale “non” finirà questa Notte.
(Per fortuna?)
VOTO: 6
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