Regia di Claudio Bisio vedi scheda film
L’ultima volta che siamo stati bambini, è la prima prova registica di Claudio Bisio.
Una prestazione discreta, senza picchi particolari ma comunque piuttosto buona. Nulla di sconvolgente.
La storia è presa da un libro, non so dire se è stata di molto modificata in quanto non ho letto il romanzo.
Il film dura meno di due ore e dopo un’inizio un pò complesso e forse un pò troppo lento, trova nella seconda parte una marcia in più e vola via piuttosto velocemente.
I ragazzi protagonisti se la cavano bene, anche qui senza eccedere, ma la loro buona prova la offrono. Meno interessante forse la storia secondaria, quella tra la suora e il militare, che non riesce mai a decollare e a regalare emozioni.
Da sottolineare, invece, la buona prova di Antonello Fassari, che nella parte del nonno di uno dei ragazzini, sfoggia una interessante interpretazione.
Claudio Bisio si limita a fare il compitino senza tanti guizzi e con un montaggio particolarmente elementare.
C’è comunque una scena molto interessante, verso metà film, quando i bambini si lavano le mani ed il viso dopo la galleria. E’ chiaro il significato della pulizia degli occhiali di uno dei tre ragazzi.
E’ un film da vedere, che bene si inserisce nel filone dell’olocausto, della seconda guerra mondiale in Italia. Purtroppo, per il freno a mano tirato del regista, il film non riesce mai ad arrivare ai livelli che forse meriterebbe.
E’ abbastanza evidente, come Bisio abbia paura che lo spettatore non riesca a comprendere bene la storia e tutte le sfumature. Questa sua paura ha rischiato, non poche volte, di far diventare il film un po’ troppo didascalico.
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