Regia di Claudio Bisio vedi scheda film
Negli ultimi tempi molti attori italiani sono tentati al cinema dalla possibilità di dirigere un film: il caso più clamoroso è stato quello di "C'è ancora domani" di Paola Cortellesi, mentre l'esordio alla regia di Claudio Bisio con questo "L'ultima volta che siamo stati bambini" è passato piuttosto inosservato e ha incassato la cifra modesta di un milione e mezzo di euro. Il film è tratto da un romanzo di Fabio Bartolomei che non conoscevo, ed è stato adattato per lo schermo dal bolognese Fabio Bonifacci, che per il Bisio attore anni fa aveva confezionato lo script di "Si può fare", una delle più celebri prove del comico al cinema. La trama vede tre bambini di appena dieci anni nella Roma del 1943 che decidono di salvare un loro amico ebreo, deportato dai nazisti, ma senza capire ovviamente la realtà sanguinosa in cui il bambino si trova implicato. La vicenda ha delle risonanze fiabesche che però, a dirla tutta, talvolta rischiano di scivolare nell'inverosimile, in particolare i tre bambini che si avventurano in una missione praticamente impossibile, ma compiuta con l'incoscienza e la spensieratezza dell'infanzia. Il film si fa apprezzare soprattutto per il disegno delle figure dei bambini e la direzione dei piccoli attori e nel complesso si segue con buona adesione alle vicende narrate, pur con un copione non proprio impeccabile che a tratti sembra sbandare e perdere il controllo della materia a causa di qualche furbizia o ingenuità di troppo; lo si potrebbe definire un classico film alla Giffoni che arriva però in ritardo, quando di operazioni del genere se ne sono viste e anche migliori. Inevitabili i confronti con "La vita è bella" di Benigni, che rimane un film di maggiore forza emotiva pur risultando un pochino sopravvalutato; qui Bisio cerca ugualmente risate e lacrime di spettatori di ogni età all'interno di una struttura però un po' scontata, con gag non sempre memorabili e qualche passaggio inevitabilmente forzato; si apprezza la buona volontà dell'attore/regista, ma il risultato è certamente ancora un po' immaturo. I tre bambini fanno tutti una buona figura, mentre fra gli adulti si apprezzano soprattutto Marianna Fontana nel ruolo della suora, caratterizzato con apprezzabile sensibilità, e Federico Cesari nella parte del fratello di Italo, un volto ugualmente promettente per il cinema del futuro.
Voto 6/10
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