Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti vedi scheda film
Diabolik torna, sempre a firma Manetti Bros., ma ha il nuovo volto di Giacomo Gianniotti (un bellone alla Sebastiano Somma degli anni'80/90, che sembra preso dalle soap opera e dai fotoromanzi), che non garantisce un innalzamento dell'azione. La trama verte più sull'ispettore Ginko di Valerio Mastandrea; peccato che la recitazione dell'intero cast resti fredda, come i colori spenti usati nel film; persino i travestimenti di Diabolik e i colpi di scena sono ovvi e telefonati. Monica Bellucci, che comunque cerca di farsi notare scandendo un'irritante accento slavo, è come un'aliena inserita in una trama in cui la sua contessa Altea non è mai veramente al centro dell'attenzione (troppo poche le sue scene). Sempre sexy la Eva Kant di Miriam Leone, anche se non è più la protagonista della vicenda, come nel primo film. Si continua a scegliere la fedeltà al fumetto, benché venga riproposto qualcosa dal Dk di Bava (il rifugio nascosto sotto una montagna), ma ciò che si vede rimane poco impresso nella mente, a parte la scena iniziale della balletto con le false modelle ingioiellate, che sa tanto di sigla iniziale alla James Bond. Mai come ora Dk, se deve rimanere al cinema, deve prendere una strada diversa da quella intrapresa dai Manetti Bros., farsi più "americano", perché è fin tropoo italiano, visto che gli attori o sono troppo cosplayer, o sono proprio italiani nella maniera più negativa del termine. Pessima idea, infatti contare solo su un cast italiano, Mario Bava usava anche attori francesi e inglesi che interagivano bene con quelli nostrani, benché il film del 1967, rispetto al fumetto, fosse un tradimento camp e pop. Bocciato, ma con riserva.
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