Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti vedi scheda film
Diabolik è tornato (al cinema) e, con lui, anche un modo di intendere il cinema che richiede giusto un “piccolissimo” sforzo.
Secondo capitolo girato tra Milano, Bologna, Trieste e i dintorni di Roma contemporaneamente al terzo, ora in post-produzione,(e previsto per l’anno prossimo), e che concluderà la trilogia dei Manetti Bros. fortemente voluto da Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema e, come i registi, grande fan all’antieroe delle sorelle Giussani (compare anche nel film in un cameo), Diabolik – Ginko all’attacco ripropone tutto ciò che era già presente nel precedente capitolo, a partire dall’estrema aderenza filologica al fumetto di partenza, e che a molti aveva fatto storcere il naso.
Quindi ci ritroviamo nuovamente in un mondo fittizio che è una proiezione quasi cartoonistica del medium fumettistico, che non ha niente a che fare con il nostro e nel quale l’unica cosa che conta davvero, se non si cerca il realismo a tutti i costi, è la (ri)costruzione di un mondo capace di portare lo spettatore dentro gli albi a fumetti, un fumetto riadattato alle tre dimensioni ma dove i personaggi non parlano e interagiscono (e funzionano) come esseri umani.
Se si riesce ad accettare questa particolare “caratteristica” autoriale dei Manetti Bros. e di Michelangelo la Neve, fumettista e sodale sceneggiatore dei due fratelli registi scomparso proprio all’inizio dell’anno (il film è a lui dedicato), Ginko all’attacco! dimostra di essere migliorato rispetto al precedente capitolo in molti suoi aspetti (soprattutto tecnici) a partire dagli evocativi titoli di testa che omaggiano in maniera (fin troppo) evidente quelle delle pellicola di James Bond (e contemporaneamente anche lo stesso Mario Bava del Diabolik del'68?) a una fotografia molto d’atmosfera, e che gioca su tonalità più oscure, ad opera di Angelo Sorrentino per finire alla colonna sonora di Privio & Aldo De Scalzi.
E se il primo film veniva raccontato soprattutto dal punto di vista della coppia criminale in questo secondo capitolo al centro di tutto c’è invece l’ispettore Ginko e la polizia di Clerville.
Valerio Mastrandrea è ancora una volta il più credibile e convincente di tutti nel vestire i panni di un personaggio ossessionato dalla propria missione, vera e propria nemesi di Diabolik, dolente e determinatissimo ma anche più malinconico rispetto al fumetto.
Ma allo stesso tempo viene dato maggiore spazio anche agli agenti di polizia che lo accompagnano, dall’agente Palmer di Pier Giorgio Bellocchio ai nuovi Alessio Lapice e Linda Caridi.
Più sullo sfondo rimangono invece proprio Diabolik ed Eva Kant, personaggi ormai iconici su cui la narrazione ci concentra il minimo indispensabile dal momento che, come suggerito dal titolo, i riflettori questa volta sono puntati su qualcun altro.
In questo senso il cambio di interprete tra Luca Marinelli e Giacomo Gianniotti nel ruolo proprio di Diabolik non stravolge più di tanto la pellicola, intanto perché nei “panni” di Diabolik si vede poco e se risulta meno combattuto e introverso rispetto a Marinelli ci guadagna invece in solidità fisica, cattiveria e pose statuarie che bene rendono il profilo del Re del Terrore, più vicino almeno nell’aspetto a quello della sua controparte fumettistica.
Miriam Leone continua invece a essere perfetta nel ruolo di Eva anche se questa volta non è più centrale all’economia della storia.
Debutta invece Monica Bellucci nel ruolo di Altea di Vallenberg, personaggio originariamente meno esotico di come lo interpreta l’attrice umbra oltre che fisicamente piuttosto diversa ma in definitiva anche piuttosto irrilevante ai fini della trama tanto da suggerire una semplice introduzione per una sua successiva più marcata importanza nel terzo e conclusivo capitolo.
VOTO: 6,5
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