Regia di Antonio Manetti, Marco Manetti vedi scheda film
Qui, su FilmTv.it, son il primo a recensirlo. Ottimo culo della Leone per maschi toro, recitazione però da agnellini e da vergini.
Ebbene, oggi recensiamo l’attesissimo Diabolik - Ginko all’attacco!, prodotto da Mompracem e Rai Cinema, targato 01 Distribution, uscito in sala lo scorso 17 novembre e diretto nuovamente, dopo il capostipite Diabolik (2021), dai Manetti Bros. (Ammore e malavita), alias i fratelli Marco & Antonio.
Dopo il buon successo, non eccezionale eppur soddisfacente, giustappunto di Diabolik, a distanza solamente di un anno dal capitolo originario, i Manetti tornano sul luogo, metaforicamente parlando, del “delitto” ma stavolta il celeberrimo ladro imprendibile che indossa spesso una maschera in volto che misteriosamente ne cela l’identità, partorito dalla fervida immaginazione fantasiosa e fumettistica delle sorelle Angela e Luciana Giussani, non ha più il corpo e le fattezze di Luca Marinelli, bensì è stato sostituito dal più prestante, perlomeno fisicamente, attore nostrano naturalizzato canadese, Giacomo Gianniotti (Grey’s Anatomy, La bomba di Giulio Base). Confermate invece le inossidabili presenze immancabili e principali della sexy Miriam Leone e ovviamente di Valerio Mastandrea che è per l’appunto il coriaceo ispettore tutto d’un pezzo, integerrimo e incorruttibile, dal fiuto da tartufo, di nome Ginko. Inoltre, in Diabolik - Ginko all’attacco!, v’è la new entry sensualissima e carismatica della sempiterna, bellissimamente eterea Monica Bellucci nei panni della fascinosa, torbida Altea di Vallemberg, nobildonna fidanzata con Ginko.
Sceneggiato dagli stessi Manetti in collaborazione col compianto Michelangelo La Neve, girato quasi esclusivamente a Bologna durante lo scorso inverno, una Bologna tetra e plumbea “spacciata” genialmente per l’avveniristica, immaginaria Clerville, ovvero il luogo in cui è ambientato il graphic novel omonimo e figlio delle succitate Giussani, Diabolik - Ginko all’attacco! dura poco meno di 2h consistenti e, malgrado le sue difettosità marcate ed evidenti che noi sottolineeremo onestamente, in questo paio d’ore, godibilmente piacevoli e gustose, palesandosi come una pura, non pretenziosa pellicola d’intrattenimento volutamente “artigianale” e giocosamente demodé, emana un’autenticità naïf che, sensibilmente, non guasta e dona leggiadra beltà a tale operazione d’antan, a suo modo, speciale e particolarissima, sebbene altamente insufficiente.
Trama:
Siamo alle solite, cioè Diabolik, inafferrabile e furbissimo, genio del crimine infallibile, è ancora a piede libero e in circolazione all’apparenza indisturbato. Pare, infatti, che nessuno possa fermarlo tranne l’inarrendevole Ginko che è perennemente sulle sue tracce e che, in continuazione, desidera stanarlo, arrestarlo e consegnarlo finalmente alla giustizia, costi quel che costi, come si suol dire.
D’altronde, lapidarie sono le sue parole, in merito, assai emblematiche e inequivocabili che risuonano furenti peraltro nel trailer ufficiale della pellicola, vale a dire le seguenti, nette, concise e molto severe: Niente viene prima di Diabolik e della sua cattura. Niente.
Diabolik, intanto, sta pianificando un altro grandissimo colpo criminale, forse spaventevole e scioccante, soprattutto spiazzante, in associazione con l’oramai sua inseparabile “crime partner” e affiatata compagna nella sua vita privata, la splendida e incantevole femme fatale e, al contempo, suadente e notevolmente attraente, torbida e magnetica Eva Kant. Un po’ dark lady un po’ fata incantata dagli occhi stordenti.
Che cosa succederà, chi la spunterà, Diabolik o l’ispettore a catturare Diabolik ce la farà?
Se nel primo Diabolik, il ladro criminale omonimo era molto glaciale, apparentemente privo di sentimenti e imparava ad amare soltanto dopo aver incontrato Eva Kant, disgelando pian piano il suo cuore di ghiaccio e da sempre pietrificato, in Diabolik - Ginko all’attacco! assistiamo all’emotiva evoluzione, anche caratteriale, del personaggio, come detto, qui incarnato da Gianniotti.
Eva & Diabolik si amano in modo consolidato appassionatamente ma, essendo due personaggi decisamente, eufemisticamente “borderline”, che agiscono nell’ambito della più sfrenata criminalità, essendo ricercati dalla legge, non potendo mostrare in volto, figurativamente parlando, la loro passione amorosa, in quanto attanagliati e giudicati dai pregiudizi falsamente perbenistici della società, soprattutto altoborghese, a cui loro comunque paradossalmente appartengono poiché, privatamente, vivono sfarzosamente e in una villa lussuosissima, sono obbligati giocoforza a usare delle “maschere”. E non diciamo altro per non rovinarvi le sorprese, ci limitiamo a dirvi che le maschere, probabilmente, sono anche riproduzioni in calce delle sembianze fisionomiche delle loro vittime...
Cosicché Diabolik e la sua compagna Kant ivi assumono una dimensione più psicologicamente ampia e i fratelli Manetti, su tale cambiamento e approfondimento prospettico, hanno lavorato con indubbia finezza, cesellando meglio le anime e i lineamenti interiori dei due nostri antieroi, donandovi maggiori e armoniche sfaccettature dettagliate e precise.
Detto questo, Diabolik - Ginko all’attacco!, preso, come sopra detto, per un oggetto strano realizzato e concepito fuori tempo massimo, è ugualmente datato eppur potrebbe piacervi in quanto l’impianto scenografico è palesemente fake e forzato, dunque ridicolmente grottesco e dozzinale, a suo modo delizioso e bellamente antiquato. Qui si calca maggiormente la mano sul citazionismo hitchcockiano, non sol ovviamente di Caccia al ladro, poiché l’Eva Kant della Leone, più che assomigliare all’elegantissima Grace Kelly, con le sue movenze feline, con le sue iridi leonine, da ex fulva di capelli naturali, qui tinti di biondo platino appariscente, appare come una pantera catanese peperina, emigrata a Roma, trasfusasi in maniera borgatara in una Kim Novak, più magra e dal lato b sempre in bella vista, de La donna che visse due volte con mise aderente da Catwoman/Michelle Pfeiffer del burtoniano Batman - Il ritorno.
Gianniotti è una scelta enormemente sbagliata come sostituto di Marinelli. Marinelli, sia chiaro, non eccelse né caratterizzò bene il personaggio delineatogli, in quel caso malamente dai Manetti, Gianniotti però è spaesato in modo sesquipedale, poco carismatico e, nelle scene con la Leone, non molte a dir il vero, fra il suo Diabolik e lei s’avverte scarsissima chimica. Come se la love story fra Diabolik e la Kant fosse finta e più artefatta d’uno smeraldo patacca. Inoltre, stranamente, Mastandrea è, se non svogliato, veramente troppo ingessato, non soltanto perché vestito in doppiopetto. Il suo Ginko è monocorde e banale. Il suo Ginko par sempre di più un allocco. L’unica a uscirne vincente è la Bellucci. In quanto il suo personaggio di Altea è talmente irreale, con tanto di penoso accento russo da donna dell’est, da calzare a pennello alla recitazione, oramai proverbiale, con tanto di dizione traballante, della Monica (inter)nazionale. Dunque, le sue innate inflessioni e cadenze vocali, fra il risibile e il lezioso ricercato a sua volta fra l’insopportabile e l’irresistibile, ben si sposano, paradossalmente, e perfettamente s’amalgamano scioltamente al bizzarro accento inascoltabile di Altea, donna algida d’aspetto ma di buon cuore forse sempliciotto che recita la parte della donna inarrivabile, in verità desiderosa soltanto d’un amore, con Ginko e col mondo, ingenuo e genuino, non camuffato dalle ipocrisie d’una società meschina, corrotta e viscida. Sì, anche Ginko ed Altea, non solo Diabolik ed Eva, indossano delle maschere. Quelle però tristi di coloro che devono nascondere le loro anime e mentire non perché criminali, bensì perché il loro amore impossibile, l’amore tra un normale funzionario di polizia e una donna economicamente e socialmente in antitesi, cioè assai facoltosa e dalle nobilissime origini, sarebbe malvisto dai benpensanti, sarebbe messo alla berlina, deprecato e giudicato scabroso dagli agghiaccianti farisei immondi. Quest’ultimi, invero, sono poi gli stessi che vorrebbero Diabolik in carcere ma al contempo, di doppia faccia metaforica, tifano segretamente in maniera proibita per lui e per Eva, la sua scandalosa amante, la ricca e antipatica regina del principe dei furti di Clerville.
Nel cast, Alessio Lapice, Linda Carici, Pier Giorgio Bellocchio e un’apparizione strepitosa dell’immarcescibile e sempre grande Andrea Roncato.
di Stefano Falotico
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