Regia di Sébastien Marnier vedi scheda film
Stephane (la strepitosa Laure Calamy, già straordinaria protagonista di Full Time) fa l'operaia in una fabbrica di aringhe, ha una storia con una donna che può vedere soltanto in carcere (Clément) ed è anche costretta a lasciare l'abitazione dove risiede poiché l'amica che la ospita attende l'arrivo imminente della figlia. Così, Stephane si reinventa una vita, contattando il padre (Weber) che la mise al mondo, senza ai riconoscerla, in seguito a una delle tante avventure di gioventù. Nella casa avita del ricchissimo possidente viene accolta dai malumori del gineceo familiare, che a quell'uomo vorrebbe sottrarre tutti i suoi averi e fargli riconoscere l'incapacità mentale. Ma nulla, proprio nulla, è quello che sembra.
Dopo il sorprendente L'ultima ora, Sébastien Marnier si conferma come un eccellente demiurgo dei dispositivi di finzione, giocando per due ore con un efficacissimo marchingegno che depista lo spettatore pure nel quadro di una sceneggiatura inattaccabile. Il suo Vizio di famiglia si fa così prisma attraverso il quale si frazionano non solo le identità complesse dei diversi personaggi, ma attraverso il quale riusciamo anche a scorgere il conflitto di classe nonché l'attacco al patriarcato che deve tutto a una scomposizione cubista dei ruoli, ma che trova nel padre la vera origine du mal, come da titolo originale. Chapeau.
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