Regia di Sébastien Marnier vedi scheda film
Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
"L'origine du mal" segna il ritorno in Laguna del regista francese Sébastien Marnier dopo la buona impressione suscitata con il precedente "L'ultima ora". Il nuovo film si mantiene in equilibrio tra la commedia ed il giallo svelando pian piano i segreti della spiantata Stéphane che trova finalmente il coraggio di incontrare il padre, un uomo d'affari che abbandonò lei e sua madre moltissimi anni prima. È proprio il padre Serge, che non gode buona salute a causa di un pregresso ictus, ad introdurre la figlia in seno alla famiglia composta dalla moglie Louise, dalla figlia George, dalla nipote adolescente e dalla rigida governante Agnes. I membri della famiglia condividono una grande villa su di un'isola e come leoni in cattività sembrano sempre sul punto di sbranarsi. Naturalmente Stepháne viene accolta con il sospetto e la cautela che le circostanze richiedono. La sorellastra George, in particolar modo, manifesta apertamente il disappunto per l'inopportuna presenza. Stepháne non sembra interessata al cospicuo patrimonio del padre, più che altro manifesta il desiderio di allacciare un legame duraturo e rimediare alla solitudine che l'affligge. Non le possono bastare le visite periodiche al penitenziario dove la sua compagna sta scontando la propria pena. Né le provvisorie sistemazioni in casa delle "amiche" riescono a colmare il vuoto di un'esistenza senza radici. Dall'altra parte della barricata ogni membro della casata balla da solo senza manifestare legami affettivi sinceri. Solo l'antipatia per Serge è condivisa e palesemente manifesta.
Sebastién Marnier dipinge un ritratto borghese avvilente ma non risparmia nemmeno i ceti sociali più umili. Tra istinto di conservazione e desiderio di emergere il regista francese prende di mira relazioni famigliari e sentimentali smascherando le ipocrisie e gli atteggiamenti tossici dapprima nascosti e poi palesati con estrema aggressività da ambo le parti. Per assurdo i sentimenti più sinceri sembrano quelli truccati di chi si è resa disponibile a scendere a patti con la propria turpe coscienza.
"L'origine du mal" sembra coincidere con l'instabilità emotiva, con la necessità di aderire, costi quello che costi, ad un progetto che neutralizzi quella stessa instabilità che ha pazzamente architettato il proprio piano di neutralizzazione.
Il film ricorre all'ironia anche nelle situazioni più drammatiche e perverse come avviene in ospedale al capezzale di Serge o durante la lotta concitata tra Stepháne e Nathalie. Marnier dimostra di saper gestire al meglio un cast femminile di ottime attrici. Il personaggio di Louise, interpretata da Dominique Blanc, è senza dubbio il più divertente mentre la fragile e complessa protagonista è resa con intensità da Laure Calamy, attrice che non è più un bella promessa ma una grande certezza del cinema francese. È necessario soprassedere su alcune evidenti forzature narrative, come la facile evasione della detenuta ma gli scricchiolii della scrittura vengono assorbiti da un finale all'altezza e dal quadro d'insieme che rappresenta le debolezze e le virtù della famiglia, entità imperfetta ma pur sempre indispensabile per il singolo individuo.
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