Regia di Antonio Albanese vedi scheda film
Il 2023 è proprio l'anno della definitiva consacrazione di un attore versatile e impegnato come Antonio Albanese. Iniziato l'anno con un gioiello come Grazie ragazzi, lo chiude con un'altra perla da regista e interprete. In Cento domeniche (titolo indovinatissimo che fa riferimento ai giorni extralavorativi impiegati da un amico per costruirsi una casa e, in seguito, vedersi espropriato di tutto), Antonio (lo stesso Albanese) è un tornitore in pensione che sta per coronare il più grande sogno della sua vita: quello di poter partecipare concretamente al matrimonio della figlia (Bottone). L'uomo, che ha una relazione con una ricca amante e vive con la madre anziana (Lazzarini) in un paesino della provincia lombarda, chiede dunque alla banca il denaro necessario per le spese della cerimonia. Ma la banca naviga in pessime acque e i soldi che, in decenni di fatica, Antonio ha risparmiato si sono improvvisamente volatilizzati. Come fare per recuperarli?
Con Cento domeniche Albanese non soltanto firma la sua regia di gran lunga migliore, ma propone un film di enorme forza politica, una denuncia esplicita di quel mondo di predoni col colletto bianco che sembra uscita da un copione di Ken Loach. Non trascurando anche l'ingenuità del lunare protagonista, che ha basato le sue scelte finanziarie unicamente sulla fiducia riposta in chi lo ha derubato, il film è un piccolo saggio sociologico sulle dinamiche tipicamente declinabili in termini di banalità del male: dai piccoli impiegati al mercuriale direttore di banca, c'è sempre un altrove al quale addossare la responsabilità dei propri comportamenti, dalla necessità di sopravvivere e non veder mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro, al calcolo cieco e meschino di chi sa distinguere tra correntisti di prima o di seconda classe. Un film potentissimo, girato assai bene, emozionante, un pugno tirato in faccia alle tante banche che, dal Banco Ambrosiano al decreto salvabanche di Renzi, passando per gli scandali Montedison, Monte dei Paschi e Parmalat, ha portato sul lastrico milioni di onesti risparmiatori. È a loro che è dedicato il film. Chapeau.
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