Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Rapito è l’ennesimo capolavoro di un grandissimo regista come Marco Bellocchio.
In questo caso il regista piacentino ha deciso di raccontare una storia non del tutto sconosciuto, ma sicuramente poco raccontata. Quella di Edgardo Mortara e della chiesa cattolica attorno al 1850.
La descrizione dei fatti e ben delineata e nulla è lasciato al caso, senza però rendere il film lungo o noioso.
In poco più di due ore Bellocchio riesce a spiegare tutto, ad inserirsi all’interno della storia, regalando il suo pensiero e punto di vista, senza però stravolgere i fatti.
Gli atti d’accusa alla chiesa cattolica, ma anche al bigottismo della gente e al menefreghismo delle persone sono si riferite al mondo nella metà del 1800 ma anche al mondo di oggi, senza se e senza ma.
La fotografia è pressoché perfetta e riesce a descrivere stati d’animo e storie senza quasi la necessità della parola.
Le interpretazioni sono più che buone anche se nessuna brilla particolarmente, è più una interpretazione corale. E questo rende il film veramente ben fatto.
Il montaggio alla Bellocchio è sempre un fiore all’occhiello nel bene e nel male. Se da una parte rende iper riconoscibile la mano del regista, dall’altra ogni tanto salticchia un po’ troppo.
Restano molti i pregi di questa pellicola, dal raccontare una storia non conosciuta da tutti, alla fotografia, passando per la mano registica.
Un film che merita di essere visto e ammirato, probabilmente non il più facile tra i film di Bellocchio ma sicuramente tra i più belli.
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