Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Marco Bellocchio ha presentato ad aprile, all’ultimo Festival di Cannes, questo film, ancora presente nelle sale.
Si tratta di un film storico, che riporta, meritoriamente, alla memoria di oggi una vicenda che fece scandalo all’epoca: il rapimento di Edgardo Mortara (interpretato da Enea Sala), un bambino ebreo di 7 anni, che viveva con la sua famiglia a Bologna, allora – siamo nel 1858 – città dello stato Pontificio, nella quale era ancora in vita l’Inquisizione domenicana, che in quegli anni si affidava allo zelo dottrinario di Padre Feletti (un astuto e crudele Fabrizio Gifuni).
A lui si era rivolta la domestica cattolica della famiglia Mortara, per testimoniare di aver battezzato Edgardo in fasce, ritenendolo in punto di morte.
Il rapimento avvenne per ordine di Pio IX (Paolo Pierobon), il papa “giobertiano”, che – dopo il 1848 - si era rimangiato molte delle promesse di rinnovamento che gli avevano assicurato l’appoggio dei cardinali progressisti in conclave.
Salomone Mortara detto Momolo (Fausto Russo Alesi) e sua moglie Marianna (Barbara Ronchi), furono raggiunti da un ordine inappellabile: il piccolo Edgardo, uno dei loro figli, doveva lasciare la famiglia per essere allevato altrove: la sua condizione di battezzato ne rendeva incompatibile, secondo il diritto canonico, la permanenza nell’ambiente degli ebrei bolognesi, non essendo possibile affidare alla sua famiglia, strettamente legata alla comunità ebraica, l’educazione religiosa del piccino, cattolico a sua insaputa.
Ne sarebbe nato uno scandalo enorme, non limitato alle regioni della nostra penisola: dello stato pontificio si era fatta garante la Francia: solo dopo la caduta di Napoleone III sarebbe stato possibile risolverla, ma né la breccia di Porta Pia , né l’entrata in Roma dei bersaglieri (1870) – fra loro uno dei suoi fratelli – avrebbero riportato alla casa paterna Edgardo Mortara, ormai adulto (ora interpretato da Leonardo Maltese), diventato, fra rari momenti di ribellione e sensi di colpa, fervente sacerdote cattolico.
Un “traditore”, un opportunista?
Bellocchio, ottimo nel ricostruire sontuosamente ambienti, violenza e ipocrisie del potere papalino, non scava a fondo nel personaggio di Edgardo adulto, che rappresenta - senza troppo spiegare - ciò che, a mio avviso, costituisce un difetto - di non poco conto - del film.
Ispirato allo studio del rabbino americano David Kertzer: The Kidnapping of Edgardo Mortara (1997) sul quale si era appuntato già l’interesse di Steve Spielberg, che tuttavia non ne fece nulla, nelle mani di Marco Bellocchio e di tre attenti sceneggiatori (Daniela Ceselli, Susanna Nicchiarelli ed Edoardo Albinati), diventa un teso atto di accusa, ma anche una sorta di noir capace di coinvolgerci, accompagnato dalla barocca e cupa fotografia di Francesco Di Giacomo.
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Per la cronaca: Edgardo Mortara morirà nel 1940, quasi novantenne, portando con sé il segreto di una conversione che, dapprima accettata senza convinzione, si era col tempo consolidata.
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