Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Spagna, diciottesimo secolo. Isabella è accusata di infanticidio, sua cugina Consuelo si assume le colpe. Quest’ultima viene deportata su un vascello carico di detenute e diretto verso le Americhe, sul quale viaggia anche la stessa Isabella. Al verificarsi di un ammutinamento, le due cugine si ritroveranno più che mai una contro l’altra.
Premessa doverosa: non si tratta del solito Matarazzo, lo si intuisce fin dal titolo. Ma nemmeno di una pellicola particolarmente sopra la media per il genere cappa & spada, e allo stesso modo neppure di un titolo evidentemente inferiore per qualità nella filmografia del regista celebre per i suoi melodrammi. Al netto della considerazione che la prima parte della pellicola è comunque investita pesantemente da temi e da toni assolutamente melodrammatici, La nave delle donne maledette è un film d’azione e di emozioni forti, che riesce ad associare l’intrattenimento più ‘di pancia’ (l’ammutinamento, la spiccata sensualità delle detenute) e quello più sottile relativo all’intreccio sentimentale. Cinema popolare nel senso più ampio, con un cast nel quale spiccano volti cari al grande pubblico (la svedese May Britt, la cui popolarità era appena esplosa, e poi Ettore Manni, Luigi Tosi, Olga Solbelli, Ignazio Balsamo, Romolo Costa, Attilio Dottesio, Giovanna Ralli giovanissima, oltre alle meno note Kerima e Tania Weber), il tutto orchestrato con mestiere sia dietro la macchina da presa che, ancor prima, sul copione, anch’esso opera di Matarazzo, insieme all’esperto di storie esotiche/in costume Ennio De Concini, ideato prendendo spunto da un racconto di Leon Gozlan. Prima pellicola a colore (fotografia di Aldo Tonti) per Matarazzo; puntualmente retorica (e quindi ben assestata) la colonna sonora di Nino Rota. 4/10.
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