Regia di Pasquale Scimeca vedi scheda film
Ottimo esordio di Pasquale Scimeca, datato fine anni '80; opera che anticipa la tendenza di questo notevole regista a prender spunto da molte perle della nostra lettertura e poesia per rappresentarci modi di vivere e situazioni d'oggi, di sempre, in una Sicilia dove il divario tra campagna e citta' non riesce ad assicurare in nessuno dei due mondi quella serenita' d'animo che possa costituire il punto di partenza di un giovane d'oggi.
Ed ecco che la donzelletta idealizzata dal regista torna al paese, in sul calar del giorno, la casta diva col cesto dei frutti avari di una terra che non regala nulla se non la spremi. Quella vera invece, colta, istruita, che ama la lettura dei classici, che pensa forse troppo e si fa vincere da un dissidio tutto interiore, frutto di intelligenza ma anche di fragilita' interiore, fugge dalla campagna, dal borgo sperduto sulle Madonie, le Dolomiti siciliane, per approdare a Palermo, nella grande citta' che da' molte speranze e molte attrattive ai giovani senza futuro a cui la dura e montona vita agreste non offre piu' alcuno stimolo. Lì incontra Pino, giovane spacciatore in piena attivita' che la conduce presto nel baratro della tossicodipendenza. Quando viene arrestato il ragazzo, la giovane, pentita e distrutta da una vita che ha molto meno senso di quella precedente al paese, prova a tornare alle origini, tenta di disintossicarsi, cercando tuttavia di mantenere un rapporto almeno epistolare col suo ragazzo, per cercare di recuperarlo una volta uscito di prigione. Ma spesso tutti i progetti si rivelano bei sogni irrealizzabili, che aiutano solo temporaneamente a vivere e a superare gli ostacoli invalicabili di una vita aspra e senza soddisfazioni, se non quelle date dal piacere della lettura degli scritti preziosi che i nostri grandi autori letterari ci hanno lasciato. "Amico mio, proprio questa e' l'opera del poeta: che egli interpreti e noti il suo sognare. Credetemi, la piu' vera illusione dell'uomo gli viene aperta nel sogno: ogni arte poetica e poesia non e' che interpretazione del sogno vero". Con questa composita citazione di Hans Sachs, che riporta ad un personaggio wagneriano dei cantori di Norimberga, si apre il bel film di Scimeca, un mosaico di realismo esasperato, di bucolica rappresentazione d'altri tempi, di atmosfera country segnata da musiche belle e celebri mai scelte a caso, e da un dramma della dipendenza che torna anche una volta scacciato, quando il sogno e' ormai finito e la dura realta' ci ha pervaso con la sua spiazzante desolazione.
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