Regia di Augusto Tretti vedi scheda film
Alcool potrebbe essere un ottimo 'docudrama' (ricostruzione mediante attori e secondo un copione di situazioni documentaristiche), se non fosse così pesantemente penalizzato dalla povertà di mezzi cui è costretto. Perchè la problematica seria e grave dell'alcolismo viene trattata con leggerezza e ironia, ma senza mai eccedere negli stereotipi o nelle macchiette (la casalinga attaccata alla bottiglia, ad es., viene 'umanizzata' con una descrizione psicologica ineffabile); in questo Tretti, autore di un film a decade (oltre a questo, La legge della tromba, 1962, e Il potere, 1972), misurato e accorto, conferma la sua già nota volontà di rimanere sempre un po' fuori dagli schemi, per criticare una società in declino morale e materiale con l'ausilio di un ponderatissimo sarcasmo. Davvero: dispiace vedere recitare così male gli interpreti, d'altronde tutti sconosciuti, così come si fanno notare per la dozzinalità le musiche, il montaggio, le luci: Alcool poteva essere senza dubbio qualcosa di molto meglio. E il rammarico principale, sopra a ogni altro, è quello verso il regista/sceneggiatore, che firma qui il suo ultimo lungometraggio. Alcuni momenti parzialmente riusciti ci sono (bella l'idea di far rientrare - e ri-uscire - ogni tanto nella storia l'operaio alcolizzato, che finirà in clinica in una sequenza tipo Trainspotting... de noantri), ma per lo più la messa in scena è seriamente misera. 5/10.
A cavallo fra fiction e documentario, questo lavoro indaga il triste fenomeno in crescita dell'alcolismo: ne soffrono casalinghe, operai, giovani, anziani, militari, civili...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta