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Smile

Regia di Parker Finn vedi scheda film

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La recensione su Smile

di Furetto60
5 stelle

Il solito horror, girato con mestiere, ma privo di novità

Protagonista della storia è Rose Cotter, una stimata psichiatra, dedita con passione alla sua professione. Fidanzata con Trevor, col quale però comunica poco, ha un rapporto difficile anche con la sorella Holly e il di lui marito. Presso il nosocomio, dove lavora, Rose visita una paziente, Laura Weaver, una dottoranda sconvolta per aver assistito allo strano suicidio del suo insegnante e che afferma di essere perseguitata da un'entità maligna. Laura improvvisamente è colta da convulsioni e mentre Rose invoca l’aiuto del personale sanitario, il volto della ragazza si trasfigura in un agghiacciante ghigno, Laura le sorride prima di tagliarsi la gola, con la scheggia di un vaso rotto. Dopo il tragico evento, anche Rose comincia a soffrire di  allucinazioni e vittima di  fenomeni soprannaturali, peraltro non ha mai metabolizzato il trauma  relativo alla morte della madre; dunque comincia il suo calvario, perseguitata dalla stessa ignota malefica entità, tuttavia agli occhi increduli degli altri, come da copione, appare  persona fortemente disturbata, preda di gravi attacchi psicotici e di  farneticanti deliri, tanto che i familiari, dopo alcuni episodi sconcertanti, la ritengono pazza e le suggeriscono un aiuto psichiatrico. In realtà questi eventi sono le conseguenze di una maledizione, che si propaga di suicidio in suicidio. Basato sul precedente cortometraggio dello stesso regista Finn dal titolo Laura Hasn’t Slept, qui allungato a dismisura. Attirato dalle sirene della critica, che elogiavano questo horror, me lo sono “sciroppato” nutrendo grandi aspettative, puntualmente deluse; in buona sostanza non ci sono autentiche innovazioni, la sensazione di déjà-vu è molto forte; la sceneggiatura è del tutto derivativa, viene alla memoria “Ringu” e “Hereditary” cui vagamente s’ispira, la regia si affida ai soliti prevedibili Jump-scare, con apparizioni improvvise deformate nel sardonico ghigno diabolico. Discreta la performance di Sosie Bacon, figlia d'arte del Kevin; Il film è anche inutilmente lungo. Si stenta a capire il successo al botteghino di questo mediocre prodotto cinematografico. Il genere horror è in sofferenza e avrebbe bisogno di progetti nuovi, non si possono saccheggiare all’infinito i soliti filoni di successo come le “maledizioni a tempo”, che ormai mostrano la corda.

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