Horror puro agli estremi, tagliato male nel mezzo, ma non per questo sgradevole.
Questo mese mi sa’ si rivelerà tronfissimo di roba da vedere. Dove sbattere la testa?
Magari in un horror di modesta durata, girato da un esordiente e senza chissà quante pretese.
Quindi è toccato a SMILE (2022) di Parker Finn con Sosie Bacon, figlia di Kevin.
Una dottoressa psichiatrica diventa testimone diretta del suicidio di una sua paziente che prima di farlo rimarrà fin oltre alla morte con un sorriso innaturale ed inquietante.
Nel corso delle indagini rimarrà preda di allucinazioni che la porteranno a terribili ed inevitabili conseguenze.
Sarò sincero, mi aspettavo una cazzata alla Smiley o alla Obbligo o verità, in quest’ultimo c’era un bel messaggio e pure interessante, ma con una risoluzione ed un finale da sfancularli e una messinscena da teen movie mediocre.
Questo invece non l’ho trovato tanto pessimo, si rifà a It Follows e a The Ring, la regia è ben curata con un bell’uso di inquadrature, stacchi di montaggio, musiche ben dosate e un’ottima messinscena.
Gli attori se la cavano, dalla protagonista ai secondari. Il sangue c’è, la follia pure e gli effetti speciali son credibili e usati con perizia.
C’è da dire una cosa, nell’ora e quaranta di durata funzionano solo la parte iniziale e finale, quest’ultima è veramente impressionante e pure da schiaffone in faccia, ma la parte centrale è una chiavica, piena di cliché, ripetitiva, allungata e con jumpscare (seppur fatti bene). Al massimo un paio di elementi di sceneggiatura sono buttati lì e non chiariti.
Fortunatamente andando verso l’ultimo atto tutto riacquista più senso e si ritorna all’horror forse più viscerale, cattivo e crudele. Il messaggio c’è, ma è incredibile quanto la retorica venga spazzata via in un colpo solo. Fosse durata però un po’ meno il film sarebbe stato anche buono anziché modesto.
Dai Finn, come esordio non è disastroso, il genere fa’ per te, ma almeno tira un po’ l’orecchio dello sceneggiatore la prossima volta!
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