Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film
La terribile storia di due sorelle orfane: una, resa cieca da una malattia, si riduce a mendicare per strada e l'altra, finita in una famiglia nobile, viene a lungo bistrattata.
Dal dramma Le due orfanelle di Adolphe d'Ennery ed Eugene Cormon, oltre a varie versioni straniere tra le quali vale comunque la pena ricordare quella di D. W. Griffith del 1921, in Italia erano stati tratti già altri tre film, quando esce questo diretto da Giacomo Gentilomo: due muti (quello di Edoardo Bencivenga del 1919 e Povere bimbe di Giovanni Pastrone, quattro anni più tardi) e uno sonoro, cioè quello di Carmine Gallone del 1942. Anche in seguito le riproposizioni del testo fioccheranno sugli schermi nostrani e a ben guardare non è difficile comprendere il perché: Le due orfanelle è una storia colma di pathos, di azione, di sconvolgimenti nella trama che si presta a perfezione alla messa in scena cinematografica e Gentilomo riesce, dall'alto della sua discreta esperienza nelle pellicole popolari, a fare tesoro di un cast e di mezzi produttivi magari non eccellenti, ma più che dignitosi, per realizzare la sua versione: senza infamia e senza lode. C'è ritmo, c'è una recitazione adeguata, ma naturalmente siamo nel campo del mero intrattenimento privo di grandi contenuti; tra gli interpreti: Myriam Bru, Milly Vitale, Franco Interlenghi, André Luguet, Andrea Checchi, Jacques Castelot, Nadia Gray, Giuseppe Porelli e Paolo Poli. Coproduzione francoitaliana con sceneggiatura di Filippo Sanjust e dialoghi di Yves Mirande. 3,5/10.
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